Depressione in Liguria: sette esperienze positive infantili per adulti più felici

Il 5.2% dei liguri manifesta sintomi di depressione: il numero medio di giorni di cattiva salute psichica dichiarati dai soggetti affetti da depressione è salito da 16.8 a 18.3 giorni

Depressione ed ansia sono termini sempre più ricorrenti nel linguaggio quotidiano e per buoni motivi. Dati di sorveglianza Passi, un sistema di monitoraggio gestito dalle Asl per lo stato di salute della popolazione adulta italiana (età compresa tra i 18 e 69 anni) che prevede l’uso di interviste per la raccolta dati, mostrano che un importante parte della popolazione soffre di depressione. 

Tra il periodo 2015-2018 su tutto il territorio nazionale è circa il 6% della popolazione che riporta sintomi di depressione e percepisce compromesso il proprio benessere psicologico per una media di 14 giorni nel mese precedente l’intervista di sorveglianza Passi.

Anche se l’incidenza della depressione in Liguria è diminuita dall’allarmante 7.5% durante il periodo 2012-2015 al 5.2% nel periodo 2015-2018, i suoi effetti sembrano essersi aggravati. Il numero medio di giorni di cattiva salute psichica dichiarati dai soggetti affetti da depressione è salito da 16.8 a 18.3 giorni.  

Quali possono essere le cause di questo malessere psicologico? Possiamo oggi fare qualcosa per aiutare le generazioni future?

Uno studio pubblicato il 9 settembre su JAMA Pediatrics, condotto da ricercatori della Johns Hopkins University di Baltimora, mette in luce per la prima volta esperienze infantili che aiutano a formare adulti più sani e più capaci di affrontare le avversità della vita.

Spesso le cause di problemi mentali vengono ricercate in esperienze negative vissute durate gli anni formativi dell’infanzia e adolescenza, evidenziando quanto abusi sia fisici che mentali e l’instabilità famigliare possano avere gravi conseguenze sullo stato mentale in età adulta.

Questo studio, condotto su un campione di 6188 adulti, mette in luce sette esperienze positive che correlano con una minore incidenza di problemi psichici in età adulta anche in presenza di esperienze negative o traumatiche. Queste sono le esperienze che sono risultate più significative:

  • Da bambino potevo parlare liberamente delle mie emozioni in casa
  • La mia famiglia mi è stata vicino in momenti difficili
  • Ho partecipato ad attività nella comunità locale
  • Provavo un senso di appartenenza durante le scuole medie/superiori
  • Mi sono sentito sostenuto dagli amici
  • Ho avuto almeno due adulti (non genitori) che hanno mostrato un genuino interesse in me
  • Mi sono sentito sicuro e protetto dalla presenza di un adulto in casa

Il Dott. Roberto Ravera, Direttore S.C. Psicologia dell’ASL 1, ha sottolineato l’insostituibile ruolo della famiglia nella prima infanzia, di cui la madre è il fulcro e successivamente anche della comunità nello sviluppo mentale dei bambini e dei ragazzi e della loro personalità.

Il Dott. Ravera ha anche sottolineato come il gioco fisico, al contrario di quello virtuale sia di fondamentale importanza per la crescita emotiva del bambino: “Siccome viviamo in epoca di tecnologia, molti genitori si sentono in dovere di addestrare e di rendere di facile accesso questi strumenti (come internet, videogiochi, smartphones e computers n.d.r.) sin da bambini. Io trovo invece che sia ancora insostituibile il gioco fisico, quello fatto con i giocattoli e sopratutto il gioco fisico condiviso con gli altri bambini, che costituisce allo stato attuale l’unica forma di educazione alla socialità e all’intersoggettività che l’essere umano conosce, e non può in nessun caso essere sostituita dalla virtualità. Quello che noi vediamo sono bambini che non esprimendo la loro individualità sviluppano poi forme di insicurezza, ansia e talvolta anche di aggressività e depressione.” Questi problemi nei bambini e nei preadolescenti sono in crescita e possono essere ricondotti ad un uso non controllato o mediato da adulti dei social e del mondo virtuale in generale. “Credo che oggi ci sia da parte dei genitori una ipervalutazione di tutti questi strumenti rispetto al loro beneficio” continua il Dott. Ravera. “Il problema è che molti genitori utilizzano il mondo virtuale come educatore, senza però avere il controllo dei contenuti  che questo educatore propone. Questo è il rischio più grave che noi possiamo correre con i nostri bambini.”

Lo stile di vita moderno, con ritmi lavorativi serrati per entrambi i genitori non aiuta a trovare quello spazio quotidiano per confrontarsi ed educare i nostri bambini, ma oggi più che mai è di vitale importanza viste le reali e provate conseguenze.

Questo studio sottolinea che bambini sostenuti ed ascoltati non solo dalla famiglia ma dalla comunità hanno più possibilità di sviluppare quei meccanismi che gli permetteranno di crescere in adulti stabili e più felici. Ricordandoci che l’antica tradizione italiana, che mette la famiglia ed il rapporto con la comunità locale al centro della crescita e del corretto sviluppo delle nuove generazioni, non solo non deve essere dimenticata ma è incredibilmente sempre più attuale.


Benedetta Frida Baldi dopo aver conseguito la laurea in Biotecnologie Farmaceutiche all’università di Modena e Reggio Emilia ha ottenuto un PhD in Neuroscienze Computazionali dall’università di Cambridge (UK) e successivamente si è specializzata in Visualizzazione Dati all’istituto Garvan di Sydney (Australia) per la ricerca medica. Motivata dal desiderio di condividere la sua passione per la ricerca scientifica, ora tornata in Italia, ha iniziato una collaborazione con la nostra redazione.  

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