A Sanremo, in una traversa di Corso degli Inglesi, immerso tra colorati fiori e lucenti piante marittime dalla tinta verde chiaro, possiamo trovare un sobrio e bianco castello in stile liberty, caratterizzato da imponenti archi e colonne che si affacciano verso il mare. Si tratta del Castello Devachan, il quale, costruito centotrent’anni fa, ospitò alcuni tra gli eventi più importanti della storia italiana nonché Europea.
Progettato dal celeberrimo ingegnere e podestà Pietro Agosti, fu acquistato da John Horatio Sevile, conte di Mexborough, come omaggio alla propria moglie, occasione in cui assunse il nome di Villa Sylvia Mexborough (la moglie, per l’appunto).
Dopo un lungo periodo passato in India come ufficiale, il conte tornò a Sanremo con la propria seconda moglie, nonché convertito alla religione buddista, tanto che cambiò il nome del castello in Devachan (la cui corretta pronuncia è dévacian, in quanto derivante dalle due sillabe sanscrite deva, traducibile come paradiso, e çan, significante porta, perciò: porta del paradiso).
“Nel 1920, si tenne nel Castello la Conferenza di Sanremo tra i quattro vincitori della Grande Guerra, nella quale si sarebbe deciso come ripartire i territori sottratti all’Impero Ottomano: ironicamente, all’Italia non spettò alcuno di questi, se non la magra consolazione di Rodi e del Dodecanneso. Inoltre, ci si aspettava che all’evento si definisse, una volta per tutte, la questione di Fiume, ma anche questa aspettativa fu delusa.” spiega ai microfoni di Riviera Time l’esperto in storia Elio Angelo Amoretti.
Tristemente, solo un quarto di secolo più avanti il castello, ormai base delle SS, fu teatro del trucidamento di quattordici partigiani, ai quali è oggi dedicata una targa commemorativa posta all’inizio della strada.
Attualmente il castello è stato ridotto a una residenza estiva, perciò non è possibile visitarlo, se non pernottando all’interno di esso.