Boom di olive certificate “Dna controllato cultivar taggiasca” con un ottimo ritorno per i produttori che hanno aderito alla certificazione volontaria. Il resoconto sull’annata olivicola 2018/2019 dell’Associazione per la Taggiasca del Ponente Ligure – che difende il valore della monocultivar e si è schierata contro l’ipotesi di sostituzione del nome nel registro varietale – ha dato un esito ampiamente positivo per la provincia di Imperia e di Savona.
L’annata è stata caratterizzata da una grande abbondanza di olive taggiasche di qualità eccellente sia per la produzione di olive in salamoia che di olio extravergine di oliva monocultivar, l’unica pecca è stata la bassa resa in olio che si è verificata nei mesi di ottobre, novembre e dicembre attestata tra il 12% e il 18%.
“Siamo pienamente soddisfatti di questa meravigliosa annata” – spiega il presidente Simone Rossi – il Dna controllato cultivar taggiasca ha garantito ai produttori che hanno deciso di entrare a far parte della certificazione quotazioni del proprio prodotto che si sono aggirate tra i 22 e i 25 euro la quarta, quotazioni decisamente più alte rispetto a quelle previste dal patto di filiera che a conti fatti in base alle rese ottenute in olio le olive avrebbero avuto prezzi che variavano dagli 11 ai 15 euro la quarta: “Questo dimostra ampiamente che sia il patto di filiera che il Consorzio di Tutela non contribuiscono assolutamente nel creare valore aggiunto sulle valutazioni delle nostre pregiatissime olive Taggiasche”.
In particolare il Dna garantito ha caratterizzato in maniera positiva il mercato legato all’oliva taggiasca in salamoia: “Proseguendo nella nostra analisi della stagione portiamo all’attenzione la grandissima richiesta di olive taggiasche in salamoia con Dna controllato sia sfuse in fusti che confezionate: per noi è una grandissima soddisfazione ricevere i complimenti da chi acquista questo tipo di prodotto, per lo strumento di certezza scientifica che abbiamo creato in questi due anni, un’analisi accessibile a tutti e che butta fuori tutto quel prodotto che viene spacciato per taggiasca e che in realtà non è. Tutto questo porterà a vedere certificati per l’annata 2018/2019 tra i 6000 e gli 8000 quintali di olive Dna controllato cultivar taggiasca, ben il doppio rispetto all’annata precedente”.
Sulla questione legata all’ottenimento della Dop da parte del Comitato proponente, l’Associazione per la Taggiasca del Ponente Ligure fa il punto sulle prossime significative tappe: “Il 19 marzo avrà luogo l’udienza pubblica presso il TAR del Lazio nella causa che il comitato per la Dop Taggiasca, sostenuto fortemente dalle associazioni di categoria, ha intrapreso contro il Ministero per la bocciatura della sostituzione del nome della varietà Taggiasca in Giuggiolina o Gentile e di conseguenza per la bocciatura della Dop Taggiasca” – spiega ancora il presidente Rossi – “Troviamo inaccettabile che le associazioni di categoria, il Consorzio di Tutela e la Regione Liguria, abbiano preferito portare avanti un ricorso al TAR totalmente inutile che ha generato solo un ingente perdita di tempo e di denaro a tutto il comparto olivicolo, piuttosto che sedersi ad un tavolo e cercare di creare una tutela alternativa che non prevedesse la sostituzione del pregiato nome varietale, ma che lo legasse al territorio di origine e che mettesse d’accordo tutti i produttori. Vogliamo sottolineare che il Ministero non ha bocciato la Dop presentata con una chiusura categorica, bensì ha sottolineato che nel caso ci si presenti con una richiesta di Dop idonea e voluta dal territorio non ci sarebbe alcun problema nell’ottenimento”.
Una Dop condivisa e con un forte legame con il territorio, insomma, è l’appello lanciato dall’Associazione imperiese in particolare alla Regione: “Speriamo vivamente – sottolinea Giuseppe Privitera dell’Associazione per la Taggiasca – che prima di continuare nell’insistere a voler cancellare con un colpo di spugna la nostra cultivar taggiasca e mettere a repentaglio tutti i sacrifici fatti per far diventare grande ed unico questo prodotto anche la Regione Liguria decida di creare un serio ed accurato tavolo di lavoro che agevoli le intese sul territorio. Sarebbe drammatico ritrovarci tra pochi anni con la situazione che stanno vivendo oggi i pastori sardi!”.