Sinistra in Comune – Sinistra Italiana è intervenuta in merito alla recente decisione del Comune di Imperia di privatizzare la gestione degli asili nido con una relativa revisione delle tariffe al rialzo:
“Nella settimana del Festival il dibattito politico della destre Imperiesi si è animato sulla scelta dell’amministrazione Scajola di illuminare la facciata del Comune col tricolore francese in luogo di quello italiano utilizzando la versatilità cromatica del sistema di illuminazione peraltro inizialmente tanto apprezzato proprio da quelle destre.
La scelta di Scajola, fatta per marcare la sua distanza dal governo nazionale giallo-verde e per ricordare che ha amici altolocati oltralpe, ha risvegliato il sonnolento panorama politico cittadino su un tema (per loro) fondamentale per la vita dei cittadini imperiesi, il colore di un faretto che ha dato il via ad un dibattito da nazionalisti da operetta.
Nel frattempo la vita reale va avanti e nello scenario di una città invasa dai rifiuti l’amministrazione Scajola mette a segno un altro “colpo” annunciando la “sofferta” scelta della privatizzazione degli asili nido comunali.
Che la scelta sia “sofferta” lo possiamo immaginare data l’attenzione del sindaco per la famiglia, o meglio per il “popolo della famiglia” che ha dato il suo contributo nella formazione delle liste elettorali a sostegno della sua candidatura nell’elezione amministrativa che ha visto il maggior numero di candidati a fronte del minor numero di elettori della storia della città.
Quando si parla invece dei figli delle famiglie imperiesi evidentemente l’attenzione scema visto che, su un servizio che dovrebbe essere fondamentale per misurare l’attenzione ai bisogni di chi ha figli, le ragioni di bilancio diventano superiori.
La scelta della privatizzazione del servizio viene infatti giustificata con i problemi finanziari del Comune che deve seguire le linee guida della Corte dei Conti sui servizi a domanda individuale dopo aver dichiarato lo stato di pre-dissesto finanziario ed approvato un piano di rientro decennale dal deficit dichiarato.
Peccato che il Testo Unico degli Enti Locali e le linee guida della Corte dei Conti, che indicano ai comuni in situazione di deficit strutturale azioni di indirizzo per il riequilibrio finanziario, non impongano alcuna scelta di privatizzazione dei servizi e prevedano peraltro per il servizio degli asili nido un intervento meno severo rispetto ad altri.
La privatizzazione del servizio è pertanto derivante dalla scelta “dolorosa” di questa amministrazione di liberarsi di uno scomodo problema di gestione di un servizio e non può essere mascherata con inesistenti obblighi di legge.
La conferma della strumentalità di detta operazione si coglie dai numeri poco credibili diffusi dall’assessore Volpe che denuncia un “deficit del servizio” di oltre 11 mila euro a bambino, deficit che, essendo gli utenti del servizio circa 110, ove “sanato” con la privatizzazione, consentirebbe da solo di coprire l’intera quota annuale del piano di risanamento decennale del comune.
Il tentativo poi di attribuire alla Corte dei Conti, che a dire dell’amministrazione avrebbe “certificato” che il servizio di asilo nido non è tra quelli “obbligatori” per il Comune, le ragioni della scelta della privatizzazione, dà la misura della qualità politica dell’amministrazione Scajola.
Un amministratore pubblico che usa pretesti tecnici per giustificare scelte di cui non vuole assumersi la responsabilità, non esercita con onore il suo ruolo pubblico.
Siamo dell’idea che alcuni dei vincoli di legge sulla copertura dei costi dei “servizi a domanda individuale” contrastino con l’importanza che alcuni di essi (gli asili nidi per primi) dovrebbero avere nel sistema pubblico dei servizi alle famiglie ed ai minori, ma è altrettanto evidente che le amministrazioni comunali, se vogliono, hanno strumenti per evitare di scaricare il peso di detti vincoli sulle famiglie.
L’amministrazione Scajola in questa vicenda fa invece la scelta peggiore perchè nega ai cittadini imperiesi un diritto fondamentale, altro che non obbligatorio, ovvero quello di ricevere un servizio pubblico economicamente accessibile che è indispensabile per la vita delle famiglie con figli.
Lo fa scaricando sulle famiglie già nel 2019 un insostenibile aumento delle rette dell’asilo nido (che costringerà i più bisognosi a rinunciare a portarci i figli), per risanare sulla loro pelle un pezzo del deficit comunale. Come se questo fosse l’unico modo per risanare il bilancio.
Lo fa svilendo il lavoro e la professionalità dei dipendenti comunali, che garantivano con dedizione e capacità un servizio apprezzato dai cittadini imperiesi, che verranno destinati ad altre mansioni.
Lo fa trattando il servizio più delicato e qualificante per un comune, che per molte altre amministrazioni è invece motivo di orgoglio, come un fastidioso e costoso fardello sacrificabile alle esigenze di bilancio.”