Il caso del declassamento di gastroenterologia di Sanremo, deciso dalla Regione Liguria, diventa nazionale.
Il primario del reparto sanremese, Dr. Massimo Conio, ha inviato una lettera indirizzata al Dr. Luigi Pasquale, Presidente Nazionale SIED (società italiana endoscopia digestiva); al Dr. Andrea Parodi, Presidente sezione SIED Regione Liguria; al Dr. Giuseppe Milazzo, Presidente AIGO (associazione italiana gastroenterologi ospedalieri); e al Dr. Domenico Alvaro, Presidente SIGE (società italiana gastroenterologa endoscopia).
Nella lettera si legge:
“Il 26 Giugno 2018, l’assessore della sanità della Regione Liguria, Sig.ra Sonia Viale, appartenente alla Lega Nord, ha deciso di declassare la Struttura Complessa di Gastroenterologia di Sanremo (ASL 1 Imperiese) a Struttura Semplice. Questa decisione è stata presa senza consultarmi, nonostante le avessi più volte scritto ed anche al Commissario Straordinario per la Sanità della Regione, Dr. Walter Locatelli. Un incontro sarebbe stato essenziale per cercare di risolvere i problemi che ci assillano da anni: mancanza di spazi, strumentazione insufficiente, riduzione dei posti letto (attualmente 4).
Il nostro servizio, che comprende anche la Struttura Semplice di Endoscopia dell’Ospedale di Imperia, esegue circa 11.000 esami endoscopici ed è un centro di riferimento nazionale per le procedure di endoscopia operativa complessa. Si calcoli che ricoveriamo nei nostri letti, circa 250 pazienti “fuori regione” Liguria ogni anno.
Il declassamento della struttura comporterà una riduzione dell’attività più qualificante ed un effetto negativo sul morale dei giovani medici che vi lavorano. Non avere posti letto significherà non potere eseguire procedure operative.
Una Struttura Semplice non è quindi in grado di seguire l’iter dei pazienti in quanto ricoverati altrove e questo comporterà un peggioramento dei “clinical outcomes”.
Abolire un altro primariato di Gastroenterologia, dopo quello di Chiavari-Lavagna, influirà negativamente sui giovani gastroenterologi che rischiano di vedere ridotte al minimo le possibilità di un’evoluzione di carriera.
I giovani migliori e più motivati cercheranno, giustamente, di lavorare in centri di riferimento, dove l’attività è più stimolante e qualificante. Inoltre, vi è una progressiva, grave svalutazione della ricerca clinica: perché impegnarsi a scrivere progetti di ricerca ed articoli scientifici quando i medici migliori e che non hanno avuto la possibilità di lavorare in centri universitari o IRCSS, sono schiacciati da una routine deprimente, da direzioni sanitarie interessate solo alla compilazione delle SDO e non in grado di comprendere la qualità dell’assistenza? I giovani hanno compreso che non è utile, in termini pratici, dedicare del tempo a questa attività. Anche ai concorsi pubblici il punteggio attribuito all’attività scientifica è ininfluente.
La ricerca clinica è essenziale per migliorare il servizio offerto e tutti sappiamo che talvolta le menti migliori non si trovano nei centri sopracitati (il potere delle raccomandazioni e della politica è devastante). Svolgere un progetto richiede fatica, passione e tempo. La selezione nei centri esteri si basa, oltre che sulla professionalità, sulle capacità scientifiche del medico. La mia personale esperienza lo dimostra senza tema di essere smentita.
Desidero inoltre sottolineare che nelle Strutture Complesse Ospedaliere viene svolta l’attività di formazione endoscopica che poche Scuole di Specializzazione sono in grado di dare. I giovani medici che vengono assunti sanno a malapena eseguire gastroscopie e coloscopie. Occorrono anni di training per perfezionarli, spesso inviandoli in centri esteri con fondi non ospedalieri (ONLUS). Questo importante compito non ci è mai stato riconosciuto, ne compreso dai politici.
A questo punto chiedo un intervento delle Società Scientifiche a tutti i livelli per difendere la nostra attività quotidiana, per formare i giovani garantendogli un futuro decente e per dare più peso ad una ricerca clinica, anche semplice.”