Ha destato molto interesse la dichiarazione di Matthias Muller, AD del gruppo VW rilasciata in occasione del Salone di Ginevra secondo cui “In un futuro non troppo lontano, il diesel vedrà una ripresa perché gli automobilisti si renderanno conto che si tratta di motorizzazioni molto efficienti”. Ma gli automobilisti europei sono ben consapevoli delle eccellenti qualità del diesel moderno ed è per questo che da alcuni decenni in tanti lo preferiscono al motore a benzina. Quindi non bisogna convincere gli acquirenti ma i legislatori europei e i sindaci delle grandi città, compatti nella assurda crociata anti-diesel. Negli ultimi anni la classe politica e i vari governi, influenzati negativamente e in modo esagerato dalle teorie catastrofiste della OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dal dieselgate, hanno criminalizzato il diesel annunciando drastici divieti alla circolazione e produzione delle auto a gasolio da attuare fra qualche anno. Ovviamente questi provvedimenti, non supportati da riscontri oggettivi e super partes ma dettati sull’onda emotiva del suddetto scandalo delle emissioni truccate, stanno condizionando i programmi produttivi dei costruttori e le scelte dei consumatori.
Muller ha inoltre sottolineato che le motorizzazioni diesel sono necessarie per rispettare i nuovi limiti di emissioni CO2 fissati per il 2021 (95g/km) e di questo i governi ne devono tener conto. Quella di VW appare come una inattesaretromarcia strategica se si pensa ai frequenti proclami sul futuro elettrico del gruppo tedesco allo scopo di ricostruire un’immagine aziendale (danneggiata dal dieselgate) su basi ambientaliste. Anche Ford da Ginevra ha lanciato il suo messaggio a favore del diesel, precisando comunque che i costosi investimenti necessari per rispettare i nuovi limiti di emissioni porteranno alla rinuncia di tale motorizzazione sulle piccole cilindrate.
Intanto, in attesa che le timide (e forse tardive) voci di questi costruttori a favore del diesel vengano ascoltate almeno a livello UE, il mercato delle auto a gasolio sta progressivamente crollando in tutti i Paesi europei. In Germania la percentuale delle immatricolazione delle vetture diesel è scesa al 30% ed anche in Francia, patria di Peugeot e Renault grandi produttori e fornitori di motori diesel anche per altri Marchi, e in Gran Bretagna si assiste a un forte calo delle vendite di vetture a gasolio. Fino a qualche mese fa l’Italia non era stata ancora contagiata, in termini di vendite, dalla caccia alle streghe anti-diesel,ma dopo le recenti dichiarazioni di alcuni sindaci che hanno preannunciato l’ostracismo verso i diesel dal 2024, si è creato il panico anche da noi. Proprio in questi giorni ci giungono notizie dalle concessionarie prese d’assalto dai clienti allarmati che chiedono di modificare il loro ordine di un modello diesel con un altro a benzina. Ma non sempre ciò è possibile poiché le fabbriche producono in base agli ordini, poi se la vettura è già immatricolata il problema diventa insormontabile. Le Case e i concessionari dovranno far fronte a questa emergenza con campagne di sconti straordinari che potrebbero annullare i rispettivi margini di guadagno. Gli automobilisti più disperati e imbestialiti sono quelli che pochi mesi fa hanno ritirato la loro nuova auto diesel euro 6 e si ritrovano ora con un veicolo di ultima generazione ma già di serie B, super svalutato, quasi invendibile, ghettizzato dai sindaci cosiddetti “ambientalisti”. In buona sostanza, ci troviamo di fronte a decisioni superficiali, pericolose, di stampo demagogico che mettono in crisi i consumatori e l’intera filiera dell’automotive.