Ci stiamo avvicinando a grandi passi verso le elezioni comunali di Imperia. Elezioni che appaiono dall’esito incerto come non mai e che, a circa due mesi dal voto, non permettono di fare grosse previsioni. Abbiamo dunque deciso di frugare un po’ tra i numeri delle scorse competizioni elettorali per cercare di capire cosa potrebbe accadere.

Partiamo dall’affluenza. Gli aventi diritto di voto alle prossime comunali saranno circa 32 mila. Quanti di essi andranno a votare? Cinque anni fa furono 22.609, pari al 66,42%. Un dato molto basso, sia se paragonato alle comunali precedenti (nel 2009 si recarono alle urne 26.794 cittadini, pari a un’affluenza del 77,92%) che se confrontato con le Politiche che si erano svolte soltanto tre mesi prima (24.646 elettori, con un’affluenza del 75,98%). Alle elezioni dello scorso 4 marzo l’affluenza a Imperia città è stata del 71,08%, con 22.721 cittadini che si sono recati ai seggi. Visto il clima di sfiducia nei confronti della politica, è difficile che il dato delle prossime comunali si discosti molto da quest’ultimo, sebbene il gran numero di candidati in campo potrebbe garantire un leggero rialzo.

Se così fosse, cioè più o meno 23 mila votanti, si ha anche la risposta a una seconda domanda: quanti voti saranno necessari per vincere al primo turno? Serviranno, mal contati, 12 mila voti. I precedenti indicano che questa è la soglia corretta: quando è stata superata (Sappa 1999 e 2004, Strescino 2009) si è sempre avuta una vittoria al primo turno, mentre quando si è arrivati al di sotto (Berio 1995, Capacci 2013) si è dovuti andare al ballottaggio. Superare la soglia dei 12mila voti (visto anche il calo fisiologico dell’affluenza al secondo turno) dovrebbe essere sufficiente anche per vincere al ballottaggio (Capacci nel 2013 ne ha ottenuti 13.210, Berio nel 1995 14.879).

A questo punto, è possibile analizzare i numeri delle forze politiche in campo. Partiamo dal Movimento 5 Stelle, che viene indicato da più parti come possibile ‘sorpresa’ dopo il grande exploit delle Politiche del 4 marzo. Il precedente del 2013 non permette tuttavia di sbilanciarsi in questo senso. Cinque anni fa, infatti, i pentastellati raggiunsero a Imperia lo straordinario risultato del 33,65% alle Politiche con i voti di oltre 8 mila cittadini, ma soltanto tre mesi dopo si fermarono alle Comunali all’8,60% con poco più di 1.700 voti. Alle elezioni di poche settimane fa il Movimento 5 Stelle ha preso a Imperia il 29,51% dei consensi con 6.301 voti. Un dato che, anche qualora fosse confermato alle Comunali (e il precedente del 2013 indica esattamente il contrario), porrebbe i 5 Stelle a metà strada dalla soglia dei 12 mila voti necessari alla vittoria, con un percorso tutto in salita.

Veniamo al Partito Democratico, che può contare – dati alla mano – su uno zoccolo duro che ha sempre sostenuto il movimento alle elezioni comunali. Che si vincesse o si perdesse, che il momento nazionale fosse buono o cattivo, il Pd a Imperia dal 1995 al 2013 ha sempre oscillato tra il 16% e il 18%. Anche alle ultime Politiche il partito guidato in città da Antonio De Bonis ha preso a Imperia il 16,8%, pari a 3.588 voti. Cinque anni fa, alle comunali, furono 3.490, che lo portarono al 16,9%. È chiaro dunque che con tutta probabilità il risultato dei dem non sarà tanto diverso da questo e che sulla possibilità di andare al ballottaggio incideranno molto le alleanze che verranno fatte.

Si arriva così alla compagine di centrodestra, che – storicamente – detiene il maggior consenso in città. Ogniqualvolta si è presentata unita di fronte agli elettori, ha sempre vinto al primo turno e con percentuali quasi bulgare (59,50% Sappa nel 1999, 66,61% Sappa nel 2004, 61,65% Strescino nel 2009). Di contro, nei due precedenti in cui il centrodestra si è diviso, ha sempre perso. È successo nel 2013, quando un pezzo di centrodestra ha sostenuto insieme al Pd la candidatura di Carlo Capacci. Ed è successo nel 1995, quando l’allora sindaco uscente Claudio Scajola si presentò da solo con Amministrare Imperia mentre Forza Italia, Alleanza Nazionale e CCD sostennero Paola Muratorio. Il risultato fu che al ballottaggio vinse il centrosinistra con Davide Berio.

Oggi, com’è noto, lo scenario che si sta delineando non è molto diverso da quello del 1995. Claudio Scajola è sceso in campo con una sua forza “Con Claudio per Imperia” appoggiato da altre liste civiche, mentre il centrodestra del modello Toti è pronto a presentare una candidatura alternativa a quella dell’ex ministro. C’è da dire, tuttavia, che gli attori in campo oggi sono diversi da com’erano 23 anni fa. Claudio Scajola può vantare oggi un curriculum nazionale di primissimo livello, e lo stesso centrodestra si è rafforzato e consolidato nel corso degli anni e oggi gode in Liguria di un vento favorevole che gli ha permesso di vincere le Regionali prima e Savona, Genova e La Spezia poi.  La sensazione è che comunque per entrambi gli schieramenti di centrodestra sarà molto difficile imporsi al primo turno, visto che attingono entrambi da un bacino di voti che alle elezioni politiche di qualche settimana fa si è fermato a Imperia città al 38%.

Riassumendo, dunque, per vincere alle elezioni di Imperia servirà raggiungere quota 12 mila voti e, al momento attuale, è improbabile che qualunque schieramento ci riesca al primo turno. Lo scenario che si delinea è allora di un scacchiere in cui le alleanze (più o meno esplicite), in vista di un possibilissimo ballottaggio, saranno decisive.