La mente umana è davvero complessa e cercare di capirla o imitarla risulta difficile anche con gli strumenti moderni. La psicoanalisi, scienza che cerca di capire il funzionamento della mente, è nata solo negli ultimi decenni del 1800 grazie al lavoro di Sigmund Freud ed ebbe in poco tempo un considerevole successo. Le sue teorie però vennero viste con diffidenza e sono criticate tutt’oggi in molti ambiti, in particolare viene messo in dubbio l’efficacia terapeutica della psicoanalisi stessa.
Nell’ultimo periodo della mia vita, forse per distrarmi e spiegarmi questa mia “irregolare condizione”, ho cominciato a interessarmi prima a Freud, poi a Skinner, Jung, Festinger, e infine Beck.
Con irregolare condizione mi riferisco alla Depressione.
La Depressione, mi direte, per come la si intende erroneamente oggi, è solo una reazione postuma della nostra mente a un evento reale; molti infatti ingenuamente identificano la tristezza come depressione.
Questo è un errore. Infatti, con Depressione, si intende una vera e propria malattia della mente solitamente improvvisa e fortuita che però è in grado di imprigionare lentamente, spesso anche senza un vero motivo.
Può capitare a chiunque di sentirsi solo in certi momenti, di sentirsi confuso, insoddisfatto o disgustato. Sono certamente emozioni più complesse della felicità, della rabbia o dell’odio ma che hanno un legame comprensibile con il reale. Questo legame, nel peggiore dei casi, non si manifesta minimamente in una persona depressa ed è probabilmente questa la ragione per cui la reazione da individuo a individuo cambia.
“La depressione ti porta a credere che sia possibile continuare a far finta di condurre una vita normale” (Craig Tomashoff, scrittore)
Certe volte le mie giornate sono semplicemente vuote. Torno a casa dopo scuola e in qualunque modo io trascorra il resto della giornata, alla sera è come se avessi perso un giorno della mia vita. Posso fare finta di nulla in pubblico e posso ridere, uscire con i miei amici o guardarmi la mia serie TV preferita ma il risultato non cambia. Risulta difficile spiegare come si possano avere dei momenti così tristi senza rendersene conto realmente nel presente.
Proprio per questo una persona che non ha questi problemi non può capire fino in fondo che cosa si prova.
Come ho già detto è diverso dall’essere tristi, anche se molte persone identificano la loro tristezza come depressione. E’ impossibile anche solo apparire felice ed ottimista per una persona triste, invece per una depressa no.
Le cause possono essere genetiche, biologiche e psicosociali. Eventi tristi della nostra vita possono dare inizio a questo status poiché inducono in noi un forte senso di sconforto.
Mentre scrivevo queste righe mi continuavo a chiedere il motivo per cui mi sentivo in dovere di esporre questi miei pensieri ma soprattutto rendere partecipi dei perfetti estranei di questa mia condizione. Ora penso che non ci sia effettivamente una forte e valida motivazione per questa mia scelta, se non quella di spiegare brevemente parte di ciò che sono a qualcuno pronto ad ascoltarmi.
Ani Mema – Ufficio Stampa Liceo G.D. Cassini