Cara Monica, il tuo libro si intitola “L’Italia che non c’era”. Ora c’è?
“Certamente ora c’è. È alla luce del sole. Ha diritti che prima non aveva. Ci sono coppie e famiglie che possono celebrare la loro felicità e il loro amore, insieme alle tutele che prima lo Stato non gli riconosceva. Il nostro Paese ha sicuramente vissuto un salto culturale e sociale in avanti. Ora bisogna proseguire per arrivare al pieno riconoscimento, il matrimonio egualitario e il diritto alla genitorialità alla nascita”.
Una curiosità: perché la legge sulle unioni civili porta il tuo nome? Quando e come ha avuto inizio il connubio Cirinnà-Unioni Civili?
“Per me è soltanto la n.76 del 2016, ma in molti la associano al mio nome forse perchè per due anni e mezzo ho scritto e riscritto il testo, l’ho difeso in ogni sede parlamentare e non e quindi l’hanno identificata con la mia persona. Ma è un lavoro che non ho fatto da sola. Senza il sostegno del Pd e la determinazione di Renzi non saremmo arrivati a meta. Come ha avuto inizio? Il libro inizia proprio con il racconto di quel giorno di giugno del 2013: ero spaesata, non sapevo se accettare o meno l’incarico di relatrice, sapevo che sarebbe stata dura. Ma tutte le fatiche sono state ripagate dal vedere tanta gioia e affetto”.
Che effetto fa sapere che tra cento anni sui libri di storia potrebbe esserci il tuo nome?
“Per ora vedo che questa legge è dentro la vita di tante coppie e famiglie, porta felicità e questa è la mia soddisfazione più grande. E’ un risultato storico? Penso di sì ed è oggi. I libri possono aspettare”.
Hai mai temuto che la legge potesse non essere approvata entro la fine di questa legislatura?
“Io sono una donna testarda e determinata. Abbiamo vissuto tanti momenti difficili, passaggi parlamentari complicatissimi, ma non ho mai mollato. Non sapevo come, non sapevo quando, ma sentivo che non si poteva ancora una volta non decidere. Per fortuna, alla fine, è andata così”.
E a proposito, c’è ancora spazio per occuparsi di diritti civili in questa legislatura o il tempo è scaduto? Che ne sarà della stepchild adoption e della legge contro l’omotransfobia solo per citarne alcuni?
“La legislatura è agli sgoccioli e credo che ci sarà il tempo per approvare, spero, solo la legge sullo ius soli. Parlare ancora di stepchild non ha più senso, era una soluzione legata alla legge, a quel momento politico. Ora si deve puntare al riconoscimento della genitorialità alla nascita e all’adozione per tutti, etero, gay, single. Mi auguro che gli italiani scelgano per il prossimo Parlamento tanti esponenti in grado di occuparsi di diritti”.
Siamo praticamente in campagna elettorale: il matrimonio egualitario sarà nel programma del PD per la prossima legislatura?
“Me lo auguro. D’altra parte abbiamo dimostrato di essere il partito dei diritti, quello che in grado di assicurarli a un Paese in linea con il resto dell’Europa”.
Torniamo alla legge e al libro. Parlaci dei tradimenti, del fuoco amico e, al contrario, di collaborazioni inaspettate.
“Con nemici, i “cavalieri medievali”, ci sono state tante battaglie feroci e le racconto tutte. Alla fine però abbiamo vinto la guerra, dimostrando che anche chi nel Pd, minoritariamente, frenava ha sbagliato. Il tradimento del M5S è probabilmente il comportamento più irresponsabile e politicamente e umanamente disgustoso. Una macchia che non è nè cancellabile, nè tollerabile. Mi auguro che gli elettori se ne ricordino. Sul fronte delle collaborazioni inaspettate credo che le scelte di libertà fatte da tante donne di Forza Italia, da Mara Carfagna a Stefania Prestigiacomo, o da Sandro Bondi siano il segno che i diritti sono di tutti e non hanno colore politico. Le persone più intelligenti e attente lo sanno”.
Veniamo a noi: tornerai a trovarci nel ponente ligure? O non ritieni il nostro vino all’altezza?
“Certo che tornerò nel ponente ligure, ma sul vino non mi sfidi! Io sono una produttrice agricola biologica e nella mia azienda in Maremma, con mio marito Esterino, realizziamo degli ottimi vini rossi e bianchi. Propongo, quindi, al prossimo incontro un incrocio di brindisi”.
Marco Antei