268 chilometri a piedi, da Pavia a Sanremo. Claudio Della Morte, ultrarunner di Ventimiglia e volto noto della Golfodianese Ultrarunners, ha portato a termine la Milano-Sanremo Ultramarathon, organizzata da Simone Leo con ‘Impossible Target‘.
Un viaggio estremo, iniziato sotto tono a causa di lavori lungo i Navigli che hanno costretto gli atleti a partire da Pavia anziché da Milano. Ma questo non ha scoraggiato Claudio: “Sapevo che sarebbe stata dura, ma non immaginavo quanto. Era la mia ultra più lunga”.
La gara si è trasformata presto in una sfida contro la natura e il corpo stesso. Il primo tratto, fino a Casteggio, l’ha affrontato a ritmo troppo sostenuto: “Simone Leo mi ha detto subito: ‘Così non arrivi a Ovada’”, racconta Claudio. “Aveva ragione. Dopo i primi 95 chilometri controvento, le energie sono iniziate a scarseggiare. Il vento mi ha prosciugato. E ho iniziato a sentire dolore al petto. Sono asmatico, ma il medicinale era sepolto nello zaino. A Pietra Ligure finalmente l’ho trovato”.
A Ovada, secondo checkpoint. Lo accoglie Cosimo Borgese e anche l’assessore allo sport di Andora, Ilario Simonetta. Qui inizia la notte più difficile, con temperature scese a 3 gradi e il corpo provato da 24 ore di corsa. “Pensavo di essere in ipotermia, tremavo tutto. Ma Cosimo non mi ha fatto fermare troppo, altrimenti non sarei più ripartito”.
Dopo il passo del Turchino, la corsa diventa sopravvivenza. Brevi tratti di corsa alternati a camminate lente, dolori al piede, fame che non passa e uno stomaco bloccato. A Genova Voltri, terzo checkpoint, riesce a dormire 30 minuti e mangiare qualcosa. L’arrivo di Paolo Bottino da Diano Marina è un sollievo: “Con lui ho corso fino a Savona. Parlare mi aiutava a restare sveglio”.
Ma la fatica torna a farsi sentire, e Claudio rallenta. A Pietra Ligure, quarto checkpoint, cambia le calze e si accorge della vescica dolorosa sul tallone. “Non potevo deludere chi mi seguiva. Dovevo stringere i denti”.
È qui che entra in gioco la solidarietà della squadra Golfodianese Ultrarunners. Roberto Dagati lo accompagna fino a San Bartolomeo al Mare, mentre lungo il percorso lo raggiungono altri amici e supporter, tra cui Francesco Galletto, che resterà con lui per l’ultima notte, forse la più difficile. “A Capo Berta mi si stava spegnendo qualcosa dentro. Avevo solo voglia di dormire. Ma poi ho pensato alle parole di Alessio Revello: ‘Un passo alla volta e ci arrivi'”.
A Sanremo, Claudio tocca finalmente l’acqua del mare: “Era come vincere la Coppa del Mondo. Ho abbracciato Simone Leo, non riuscivo nemmeno ad alzare le braccia. Mia mamma e Giuliano, il padrino di mia figlia, erano lì ad aspettarmi. È stato incredibile”.
Conclude così un’impresa che solo pochi possono vantare di aver concluso. “Ora sono anche io uno di quei pazzi che ce l’ha fatta. Senza Crew non sarei mai arrivato. Volevo farcela da solo, ma non si può. Il cuore dei Golfo Dianese Ultrarunners è stato più forte della mia testardaggine”.
E mentre si prepara per la prossima avventura, la ‘Infinite Ventimiglia’ in programma il 25-26-27 aprile, Claudio lancia un saluto speciale: “Un abbraccio a Massimo Martorelli, se è arrivato fino in fondo a leggere”.