A Santo Stefano al Mare sono ripresi in questi giorni i lavori di preparazione del cantiere per la realizzazione del nuovo asilo. Tra le prime operazioni svolte la recinzione dell’area per garantire la sicurezza, la potatura degli alberi ingombranti e la pulizia degli edifici destinati alla demolizione.
Un’attesa lunga decenni, iniziata con l’acquisto dell’ex fabbrica ‘Calzaturificio Lavezzoni’ nel 1993, che ora si avvia finalmente alla fase operativa.
Le parole del sindaco Marcello Pallini
Intervistato ai nostri microfoni il sindaco Marcello Pallini ha evidenziato l’importanza dell’opera per il territorio e il lungo iter che ha portato alla sua approvazione.
“Un’opera non del Comune, che il Comune ha comunque portato alla sua approvazione. Di questo dobbiamo ringraziare sicuramente la Fondazione Regina Margherita con a capo don Umberto, oltre alla Curia e al vescovo Suetta. Si tratta di un progetto atteso da 20-25 anni. Finalmente il processo autorizzativo, che è stato lungo e complesso, si è concluso”, ha esordito Pallini.
“In questo momento si stanno sbloccando i finanziamenti necessari, ma permangono alcune problematiche, tra cui la recente scoperta di una grande quantità di rifiuti accumulatisi nella zona nel corso degli anni. La Fondazione sta già intervenendo per la bonifica dell’area“, spiega.
Pallini ha poi fornito una stima delle tempistiche: “I lavori stanno iniziando ora e potrebbero durare circa sei-sette mesi, salvo eventuali imprevisti. Voglio anche ricordare che questo asilo è un’opera molto attesa, non solo perché risponde a un bisogno della comunità, ma anche per la storia che lo lega alla Fondazione Regina Margherita e alla memoria delle suore di Santa Dorotea, che hanno cresciuto generazioni di bambini a Santo Stefano al Mare”, ha concluso il primo cittadino.
La storia dell’edificio
L’edificio destinato a ospitare il nuovo asilo è la storica sede del calzaturificio Lavezzoni, un’azienda fondata nel 1926 e attiva fino alla fine della Seconda guerra mondiale. La chiusura della fabbrica avvenne dopo che l’ordine di oltre 27.000 scarpe per l’esercito non venne saldato, portando alla cessazione delle attività. Nel corso degli anni, la struttura ha ospitato diverse realtà produttive, fino a diventare un edificio abbandonato.
Le parole di Marcello Pallini nel video-servizio a inizio articolo.