achille lauro

“Per me è inaspettato tutto quello che è successo. Ringrazio la sala stampa. Nell’essenziale, quello che sto ricevendo quest’anno è un qualcosa di più rispetto ai Sanremo precedenti”.

Così esordisce in conferenza stampa Achille Lauro, alla vigilia immediata della serata delle cover del 75esimo Festival della Canzone Italiana, dove si esibirà in tandem con Elodie. Fin dalle prime battute, Sanremo 2025 ha riscosso numerosi apprezzamenti in maniera trasversale e di fronte alla sala stampa dell’Ariston.

La collana di Tony Effe

“Non saprei”, dice Lauro. “Conosco le regole della Rai e dicono che i loghi sono proibiti. Non so come sia fatta la collana di Tony e non sono la persona giusta per giudicare. A me chiedevano se avevo loghi e io rispondevo no. Magari il suo team e lo staff della Rai si sono fraintesi”.

Questo pezzo è particolarmente azzeccato. Quello a cui tieni di più. Pensi di ver alzato l’asticella e terrai questo livello?

“Sono molto cinico sulla mia musica”, spiega il cantante. “Sono stato questi anni in disparte a lavorare sulla mia musica. Quando stai all’estero puoi guardare il mercato italiano da fuori. Le belle cose nascono quando hai il tempo di concepirle con calma. Il disco, al di là dei risultati che farà, credo sia quello del quale sono più fiero. Spero vi piaccia. Usciranno dunque due dischi. Il secondo è un anno sperimentale, tributo alla carriera, ai fan della prima ora. Non lo definirei avanguardista. Ha sonorità molto americane.

Come convivi oggi con le critiche?

“Nel momento in cui decido di fare un qualcosa di dominio pubblico, accetto che questo non potrà piacere a tutti. Sono abbastanza grandicello da accettare le critiche”, sottolinea Lauro. “Il Festival è un’opportunità per portare la propria musica ad un linguaggio universale. La trasversalità del mio pubblico mi ha permesso di confrontarmi con persone diverse, abbattere pregiudizi che esistevano un tempo. Quando sono arrivato nel 2019 la situazione era diversa ed ero visto come un alieno. Oggi mi sembra che i ragazzi bramino questo palco”.

La canzone e la malinconia

“Nel passato c’è sempre un pochino di malinconia”, commenta il cantante. “Mi divido fra guardare il futuro senza accorgermi del presente e rimpiangere un tempo andato. Non per forza perché è successo qualcosa. Guardo al passato con malinconia. Questa canzone parla di sentimenti profondi. L’amore per me è anche lasciare andare. Saper dire basta. La sua grande forza è anche il non costringere persone a stare con te in situazioni invivibili. È giusto, ma c’è tanta malinconia. Poi non voglio fare il filosofo”.

Il duetto con Elodie

“Elodie è un interprete che vive le canzoni”, dice. “E ritengo, da autore, che fare l’interprete più difficile. Far tuo un vestito che non è tuo è più complesso”.

I miti d’infanzia musicali

“Ho diversi miti. Penso che ognuno abbia influito in parte a creare quello che sono”, afferma Lauro. “Questo brano alla fine è un incidente fra Elvis, Lave Maria di Schubert e il cantautorato romano. Ho capito che era qualcosa di grande da subito. Mi sono accorto che aveva qualcosa di prezioso. La cosa più bella che mi è successa è accorgermi che, nonostante abbia avuto la carriera piena di canzoni da cantautore, è dopo due anni e mezzo di silenzio, uscire col primo brano a settembre e vedere la risposta. Saro anche giovane ma a 34 anni qualche generazione prima di me erano già sposati con 2 o 3 figli. Quando parlo di incoscienti giovani ha un significato impattante”.

Puoi farci un paragone fra il Festival di Conti e quello di Amadeus?

“Sono due Sanremo diversi e due grandi sfide diverse. Uno dei due aveva un compito di esistere, perché stava diventando obsoleto. Il secondo ha il compito di mantenerlo fra le cose che restano. Un Festival che blocca un Paese per una settimana e incide così tanto nelle classifiche e in quello che succede dopo, forse, solo il Superbowl è così impattante. Ogni tanto penso che gli Stati Uniti dovrebbero farsi un Festival sul modello di Sanremo”.