Riceviamo e pubblichiamo di seguito la nota stampa della Consigliera di Parità della Regione Liguria, Laura Amoretti.
“Vorrei riprendere quanto già espresso in una lettera aperta dall’Associazione FIDAPA in data 2 gennaio, con alcune considerazioni, in qualità di Consigliera di Parità della Regione Liguria. Ritengo di dovere esprimere tutta la mia preoccupazione nel vedere al prossimo Festival di Sanremo la partecipazione di artisti che hanno creato il proprio successo con canzoni i cui testi ledono e offendono la figura femminile, ponendola in una posizione di sudditanza, di oggetto, di consumo. Già in occasione della 70° edizione, nel febbraio 2020, espressi la stessa preoccupazione per la partecipazione del rapper Junior Kelly. Tutto ciò è, ancora una volta, indiscutibilmente opposto a quello che quotidianamente istituzioni, associazioni e semplici cittadine e cittadini operano per promuovere la cultura del rispetto e della parità di genere.
Sebbene la scelta degli artisti e i loro relativi brani debba necessariamente aderire a quanto stabilito nel regolamento, indicato dalla commissione musicale del Festival, e sempre nel rispetto del Codice etico Rai, non mi sembra opportuno non tenere conto dei contenuti del repertorio del singolo artista con cui ha costruito il proprio successo e che verrebbe ulteriormente evidenziato da una partecipazione pur corretta al Festival.
Nello specifico, esaminando il “campionario di immagini” che emerge dai testi di Tony Effe, cantante in gara nel prossimo Festival, ascoltiamo di donne a cui mettere una museruola e tenere al guinzaglio, donne oggetto, donne a cui “tappare la bocca”, questo e molto altro ancora.
E allora mi chiedo, lo stesso Tony Effe, escluso dallo scorso concerto di Capodanno a Roma, ha un “curriculum congruo” per essere uno degli artisti che rappresenteranno la 75esima edizione del Festival della Canzone Italiana? È sufficiente presentare un nuovo brano, certamente conforme al Regolamento, per dimenticare il pregresso su cui è nato il suo successo discografico? È opportuno che, vista la grande risonanza mediatica del Festival, l’immagine che Tony Effe ormai rappresenta quale rap diseducativo, sessista, irrispettoso nei confronti del genere femminile, espressione di un linguaggio violento si esibisca sul palcoscenico della città dei fiori? È corretto fare esibire chi ha ottenuto il proprio successo facendo del sessismo e della cultura del non rispetto un prodotto artistico?
Se è vero che la canzone rappresenta “un’istantanea” della società, è necessario che anche attraverso la musica si rispettino le battaglie che molte donne oggi si trovano a combattere e al tempo stesso doveroso quindi tutelare l’arte in ogni sua forma”.