laura amoretti

“L’estromissione della dott.ssa Manuela Giraudo dalla giunta del comune di Pompeiana e la contestuale revoca dell’incarico di vicesindaco da parte del primo cittadino Lanteri lasciano perplessi e increduli, non tanto per il fatto in sé, quanto per le motivazioni addotte”, esordisce la consigliera di parità della Regione Liguria, Laura Amoretti.

“Fatte salve, nella qualità di Consigliera di parità della Regione Liguria, eventuali iniziative e la vigilanza sul rispetto delle quote di legge nella composizione della giunta comunale, qualche osservazione è comunque già opportuna”, continua. “Premesso che è evidente che, qualora venga meno il rapporto di fiducia tra il sindaco e il suo vice, la revoca dell’incarico sarebbe pienamente legittima, nel provvedimento di revoca emesso dal sindaco di Pompeiana non si scorge alcun elemento concreto e specifico, come avrebbe ben potuto essere l’individuazione di scelte antitetiche su questioni amministrative afferenti alla comunità. Un provvedimento assai generico, dove spicca la questione parapolitica della candidatura della Giraudo alle elezioni regionali ‘non concordata né condivisa’. Argomento risibile, atteso che è perfettamente noto da tempo l’impegno politico a livello nazionale della predetta, come altrettanto noto è il fatto che la stessa si sia già candidata in competizioni amministrative in un campo politicamente ben definito”.

“Il provvedimento del sindaco e le argomentazioni che lo supportano si teme invece sottendano una ragione discriminatoria di genere, ancorché velata e abilmente nascosta. In parole povere, della serie: ‘La donna che non obbedisce all’uomo deve andarsene a casa’”, sottolinea Amoretti. “Nessun riferimento all’ottimo curriculum della dott.ssa Giraudo, diplomata al liceo classico e laureata, con lode, in storia contemporanea; nessun ringraziamento, cosa che si concede sempre anche al peggior nemico, per il proficuo lavoro svolto, ma solo un brutale “licenziamento” alla “signora Giraudo,” dove sembra mancare solo l’inflazionato ‘torni a casa a lavare i piatti'”.

“Tutto questo in una provincia in cui, a memoria d’uomo (e di donna), in nessuno dei principali centri il ruolo di sindaco, sia che al governo ci siano il centro, la destra o la sinistra, è mai stato declinato al femminile; in una provincia dove oggi, su sessantasei comuni, le sindache si trovano solo in piccoli centri e si contano sulle dita di una mano. Le responsabilità e l’impegno dei sindaci dei piccoli comuni, spesso pressoché gratuito, sono ben noti e ad essi non sfugge probabilmente neanche Pompeiana. Ciò che il caso in questione evidenzia è l’incapacità di sfuggire al consolidato cliché che, nella nostra terra, relega ai margini, se non fuori dalla porta, la donna in politica. E ancora una volta viene da chiedersi: ‘Se fosse stato un uomo?'”, conclude.