Vincenzo Tristaino, segretario per la Liguria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, racconta quanto è avvenuto nelle ultime ore nella struttura detentiva di Imperia: “Nel primo pomeriggio, presso la casa circondariale di Imperia, due detenuti, padre e figlio, hanno appiccato il fuoco nella propria cella, incendiando alcune lenzuola, dopo avere litigato con un altro ristretto. In tale circostanza, subito il personale di Polizia Penitenziaria è riuscito a spegnere l’incendio evitando che le fiamme si potessero propagare nella cella mentre il più giovane dei due detenuti, ovvero il figlio, è stato portato in ospedale per una botta presa alla mano”.
“Solo grazie alla professionalità della Polizia Penitenziaria si è scongiurato il peggio. Un episodio che poteva essere evitato”, commenta il sindacato USPP per voce del segretario regionale Guido Pregnolato. “I campanelli d’allarme erano molteplici, già un mese fa, fortemente preoccupati, avevamo denunciato la situazione emergenziale, evidenziando la presenza di troppi detenuti problematici incompatibili con l’istituto imperiese che dovevano essere trasferiti. Il personale di Polizia Penitenziario è stanco, costantemente sotto organico e da anni privo della figura apicale del comandante funzionario del Corpo. Auspichiamo nell’intervento dell’amministrazione penitenziaria regionale, il carcere di Imperia, vista anche la sua struttura obsoleta, va supportato ed un ulteriore immobilismo lo renderebbe una polveriera pronta a esplodere”.
Tristaino evidenzia, ironico e tagliente, che “il SAPPE, in più occasioni ha chiesto pubblicamente che chi di dovere tenga in considerazione le criticità dei penitenziari liguri che evidentemente non sono più in condizione di gestire le troppe tipologie di detenuti, spesso mandati qui dal Provveditorato regionale di Torino, con una presenza di soggetti dalla personalità particolarmente violenta, senza alcuna possibilità di diversa collocazione all’interno della Regione”.
Il sindacalista del SAPPE rincara la dose: “Ora la Liguria dipende dal Piemonte e, come la segreteria regionale ligure del SAPPE ha denunciato in più occasioni, l’ufficio regionale di Torino si sbarazza dei detenuti più pericolosi e problematici mandandoli in Liguria. Non a caso, buona parte dei gravi eventi critici violenti che accadono vedono protagonisti proprio detenuti assegnati da Torino. Insomma, la Liguria e le sue carceri sono diventate la discarica sociale del Piemonte. Questo è inaccettabile! E siamo sconcertati dall’assenza di provvedimenti in merito contro chi si rende responsabile di queste inaccettabili violenze, determinando quasi un effetto emulazione per gli altri ristretti violenti. Aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno”.
Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, è necessario intervenire sulla carenza di organico, sulle aggressioni al personale di Polizia penitenziaria, sull’adeguamento delle risorse contrattuali e la dotazione del Taser e della tecnologia a supporto della sicurezza. Per questo evidenzia che “da tempo, come SAPPE, denunciamo le inaccettabili violenze che si verificano nelle carceri della Nazione: dal 2023 si sono registrati 1.760 casi di violenza e 8.164 atti di minaccia, ingiuria, oltraggio e resistenza”. Il leader del SAPPE evidenzia i problemi connessi alla gestione dei detenuti stranieri (“da espellere per scontare la pena nelle carceri dei Paesi di provenienza”), di quelli tossicodipendenti e degli psichiatrici, che non dovrebbero stare in carcere ma in comunità adeguate: “La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all’interno di un ambiente di per sé così problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta. Non vi è dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure al di fuori del carcere e che esistano da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento”.
Infine, il leader del SAPPE ha ribadito la necessità “di potenziare gli uffici per l’esecuzione penale esterna attraverso le articolazioni territoriali della Polizia Penitenziaria, con personale opportunamente formato e specializzato”.
“Di fatti, secondo il Sappe, è proprio questa la mission futura dell’esecuzione penale, che dovrà concentrare tutti i propri sforzi sulle misure alternative alla detenzione che si prevede potranno interessare decine e decine di migliaia di affidati”, conclude.