L’ing. Stefano Puppo, ingegnere idraulico e marittimo, amico e sostenitore di Alessandro Mager, ha fatto pervenire alla coalizione del candidato sindaco un intervento che desidera condividere.
“Ho letto che c’è chi ritiene che il materiale di scavo del futuro tratto di Aurelia bis dovrebbe essere scaricato davanti a Pian di Poma.
Ritengo opportuno segnalare che il materiale di scavo non può essere scaricato direttamente in mare perché provocherebbe un inquinamento terrigeno tale da distruggere una grande superficie di prateria di posidonia (pianta marina endemica del mediterraneo, fonte di vita per il mare stesso e giustamente tutelata come sito protetto).
Così purtroppo avvenne nel 1965/1970 quando fu realizzata la discarica che creò Pian di Poma con le terre provenienti dalla costruzione dell’autostrada che furono versate direttamente in mare e che provocarono l’arretramento di una vasta area di posidonia, come constatai direttamente nel 1995 quando mi occupai del problema.
Il terrapieno non protetto continuò progressivamente a scivolare in mare fino a quando, nel 1996 fu progettata dal sottoscritto la scogliera di contenimento che fu completata nel 1999 e che era stata già posizionata abbondantemente oltre il ciglio del terrapieno per recuperare quella superficie che nel tempo si era persa.
Da allora l’inquinamento terrigeno è stato eliminato e con il confinamento del materiale terroso il posidonieto antistante, come da verifiche fatte, ha ricominciato a ricrescere ripopolando un tratto di mare che si era completamente desertificato.
Tutto ciò per dire che oggi, non essendo più, per fortuna, consentito lo scarico diretto in mare delle terre di scavo, per poter scaricare correttamente è necessario realizzare preventivamente una barriera di contenimento del materiale che normalmente è costituita da una scogliera in massi naturali.
Nel caso in esame per poter avere un avanzamento di 40 metri utili di piazzale e poter versare almeno 200.000 mc di terra occorrerebbe prima di tutto (cioè prima di versare la terra) realizzare un’opera marittima a gettata con una larghezza alla base di circa 40 metri imbasata su fondali che vanno dai 6 agli 8 metri e alta almeno 6 metri fuori acqua.
Vista la lunghezza del fronte marino dell’intero rilevato che misura circa 700 m sarebbero necessari, da una rapida stima, circa 380.000 tonnellate di scogli della massima categoria (oltre le 10 tonnellate cadauno) con un costo medio di 75 euro alla tonnellata, vale a dire circa 28.500.000 euro. Mi pare un costo decisamente insostenibile per versare solo un quinto del materiale proveniente dagli scavi dell’Aurelia bis che ammonta a circa 1.000.000 di mc e che, quindi, richiederebbe la necessità di trovare e costruire altri siti di discarica”.