Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa, inerente al ritiro del finanziamento per la diga in Valle Argentina, diramata dalle seguenti organizzazioni: Acli Sanremo, Anpi Arma-Taggia, Arci Imperia, ATTAC Imperia, Casa Balestra, Ci Siamo in difesa dei beni comuni, CI-CA -Collettivo Italia-Centro America, CimAP – Coordinamento imperiese Acqua Pubblica, Cittadinanzattiva Imperia, Club per l’Unesco di Sanremo ODV, Csa La Talpa e l’Orologio, Fridays For Future Ventimiglia, Italia Nostra Ponente Ligure, Non Una Di Meno Ponente Ligure, Ortinsieme Popoli in Arte ODV, Società della Cura, Teatro dell’Attrito, USB Imperia, XXV Aprile Intemelia.
“Durante la discussione dell’ultimo Consiglio provinciale si è appreso che sarebbe stato ritirato il finanziamento per il Piano esecutivo di fattibilità della diga di Glori.
La lettera sarebbe stata inviata in data 14 marzo dall’Autorità di Bacino dell’Appennino Settentrionale ma non ne era stata data ancora notizia, come se il tema non avesse suscitato la meritata attenzione.
L’annuncio, del quale si attendono maggiori concreti dettagli e che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a quante e quanti dei movimenti erano presenti in sala, ha di fatto evitato il pronunciamento del Consiglio su una richiesta di contrarietà alla realizzazione dell’invaso, presentata dal Consigliere Quesada, che poteva essere più scomoda delle formali posizioni.
Il ritiro del finanziamento del progetto sarebbe stato motivato per il venir meno delle “condizioni di fattibilità dell’opera” come se non fosse già evidente che il sito di Glori individuato, non presentasse le caratteristiche geologiche di idoneità, un’area fragile e sottoposta a intensa erosione dagli agenti atmosferici.
O per i numerosi studi che dimostrerebbero come la costruzione di dighe in termini di costi e benefici, siano meno competitivi e producano più rischi ambientali, non siano in grado di dare risposte alle crisi idriche e possano rendersi controproducenti per il raggiungimento degli obiettivi climatici (dati del CIRF – Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale).
Lo sanno e lo rivendicano gli abitanti di Badalucco e le tante associazioni del territorio che si sono attivate per scongiurare questa pericolosa minaccia, per gli aspetti legati alla sicurezza e alla serenità della vita, nonché per il valore ambientale del territorio. Rimane alta l’attenzione per approfondire e mettere in atto soluzioni alternative a partire dalla realizzazione di nuove reti e manutenzione di quella esistente, l’unica vera “grande opera” necessaria (le perdite nelle reti superano il 45%, a fronte di una media europea del 15%).
La ferma contrarietà di Badalucco e forse anche l’effetto dell’esposto inviato dalla rete delle associazioni ai Ministeri e all’Autorità di Bacino, hanno avuto una rilevanza maggiore di quanto ci si potesse aspettare, o almeno piace crederlo e incoraggia a perseguire.
La lotta per l’acqua pubblica, l’ambiente e i beni comuni è ancora lunga, a partire dalla privatizzazione di Rivieracqua.”