Dal 23 marzo al 3 giugno 2024, lo storico edificio del XVI secolo Palazzo Doria di Borgomaro ospita la mostra fotografica di Alessandro Nanni “Borgomaro, luoghi e presenze”, organizzata dalla Fondazione per l’arte contemporanea Rivoli Due di Milano, in collaborazione con il Comune di Borgomaro.
I temi al centro del percorso fotografico sono il paese di Borgomaro – borgo di origine medievale nell’entroterra ligure occidentale, abitato da poco più di 800 abitanti – e le sue frazioni, dislocate lungo la Valle del Maro: San Lazzaro Reale, Maro Castello, Candeasco, Ville San Sebastiano, Ville San Pietro, Conio, San Bernardo di Conio. Le immagini si concentrano in particolare sugli edifici, visti attraverso lo sguardo di Alessandro Nanni, autore formatosi al fianco del maestro Giovanni Chiaramonte.
Gli scorci paesaggistici, le case, le vie e gli archi, che solo apparentemente escludono le persone, non hanno l’obiettivo di ricostruire un mero censimento dei luoghi: il racconto procede invece per suggestioni e suggerimenti. Da un lato perché fondato sulla narrazione anziché sulla descrizione; dall’altro perché suggerisce non solo una presenza viva, ma soprattutto ciò che i borghi conservano misteriosamente della propria storia e di tutte le storie, presenti e passate, degli abitanti.
“Queste fotografie rappresentano una sorta di album della comunità dove a essere protagonisti, sullo sfondo del paesaggio, sono le case”, dichiara Massimiliano Mela, sindaco di Borgomaro. “Luoghi che ci somigliano e costruiscono la nostra vita sociale. Quello che si coglie in questo percorso è un punto di vista poetico sulla realtà. Probabilmente, implicito a questo lavoro, vi è l’invito a una lettura diversa, più profonda, di ciò che vediamo e viviamo ogni giorno”.
“Uno storico della fotografia inglese racconta che gli abitanti dei villaggi rurali del Tatarstan avvolgevano le fotografie di famiglia in un panno e le riponevano in casse di legno”, spiegano in Fondazione Rivoli Due. “Erano considerate un elemento prezioso e quasi mitico, che solo raramente veniva esposto. Una sorta di memoria in grado di salvare dall’oblio e dare il senso della continuità. Questo progetto è ispirato da un desiderio simile di conservare e di rintracciare attraverso l’obiettivo un significato meno evidente, di mostrare ciò che è nascosto dietro al velo delle abitudini”.
Il percorso si compone di oltre 120 fotografie e fa parte di un progetto più ampio, che vorrebbe completarsi con i ritratti dei residenti: presenze che abitano i luoghi ora narrati in mostra, attori più o meno consapevoli del divenire trascendente della comunità.
La mostra è accompagnata da un testo critico di Francesca Simondi della Galleria Simóndi di Torino.