Arriva anche l’attore, sceneggiatore e registra romano, Edoardo Leo, sul palco del Teatro Ariston per la 74esima edizione del Festival di Sanremo.
Dopo aver parlato della nuova serie tv Rai di cui sarà protagonista, intitolata “Il Clandestino”, in uscita nel mese di aprile, l’interprete dà il via a un breve monologo con sottofondo musicale.
“Il nostro presente è drammatico: femminicidi, guerre, cessate il fuoco. Vediamo molte immagini insopportabili e, come artista, ti chiedi cosa puoi fare di concreto per aiutare. Pensi che l’arte non possa fare granché e sia inutile“, esordisce.
“Poi succedono cose impensabili: perdi un genitore, un figlio, e scoprire che qualcuno ha parlato del tuo dolore è una salvezza. La canzone, la poesia che ne parla, è un abbraccio, una cura, una medicina per le ferite invisibili. Funziona allo stesso modo per la felicità: se non troviamo le parole, dedichiamo una canzone o una poesia a chi amiamo. Non è solo intrattenimento, è un antinfiammatorio per l’anima“, prosegue, spostando lo sguardo tra il pubblico.
“L’altra medicina è ridere, in quanto poesia e comicità sono simili: l’unione di più parole può generare un’emozione o una risata. Ridere in mezzo agli altri vuol dire: ‘Non sono in pericolo, sto bene’. Se ci divertiamo mentre siamo da soli, a casa, non ridiamo così fragorosamente. La risata è un gesto universale, spontaneo, uguale in ogni parte del mondo.”
“Gli artisti sono sentinelle importanti della democrazia: fare commedia non è essere dei giullari, ma raccontare le nostre vite. Ridere di noi è fare cultura. Stiamo attenti, tutti quanti noi, che il sole della cultura rimanga a mezzogiorno e che quella luce rimanga sempre ultimo spiraglio di luce prima del buio”, conclude, prima di essere accolto da un lungo applauso.