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E’ un po’ come lo scioglimento del sangue di San Gennaro per i napoletani, anche i portorini hanno il loro rituale in occasione dei festeggiamenti del proprio Patrono. Come ogni 26 novembre infatti i più curiosi ed attenti alla tradizione si sono radunati, più o meno, al centro del Duomo – la Basilica di San Maurizio – e guardando verso il pulpito dal quale predicò San Leonardo hanno atteso che, a mezzogiorno, il raggio di sole – proveniente del foro gnomico della cupola sud-ovest – colpisse il centro della struttura.

Il fascio di luce penetra l’apertura e percorrendo la navata si focalizza sul pulpito, dal quale parlò il predicatore quando il palco – risalente al 1640 –  era posto nella Vecchia Chiesa, che nasceva sull’omonima piazza sulla sommità del Parasio.
Un affascinante mistero come tanti sono racchiusi nel grande Duomo, ricco di sfarzo in stile neoclassico, progettato a metà Settecento da Gaetano Cantoni e completato nel 1838. L’architetto, secondo la leggenda, apparteneva alla massoneria ed anche da qua nascono i piccoli segreti e riferimenti esoterici.

Quest’anno il fascio ha colpito il pulpito alle 12:14 ma il ritardo è giustificato dal processo degli equinozi che si spostano di 1° ogni 71,6 anni circa. Rispetto all’epoca della progettazione della Basilica lo spostamento è stato dunque di 3°38’, corrispondente appunto a 14 minuti.