È scomparso nei giorni scorsi il partigiano combattente Vincenzo Napolitano. La Cgil della provincia di Imperia lo ricorda attraverso le parole dell’ex segretario generale Fulvio Fellegara.
“Caro Vincenzo,
il primo ricordo che ho di te risale al 1999, quando sono entrato per la prima volta alla Camera del Lavoro di Sanremo. Io ero un giovane volontario e venivo per imparare. Tu eri seduto alla scrivania della vecchia sede di Via Morardo, in fondo al salone, con i giornali davanti e stavi discutendo di politica.
Negli anni seguenti ti ho conosciuto. Partigiano combattente, della Resistenza mi hai parlato solo anni dopo, con discrezione e a volte con fatica. Io ti ho sempre ascoltato senza fare domande, si capiva lo sforzo che facevi a ricordare quei tempi.
Mi hai raccontato di quando ti sei iscritto alla Cgil: era il 1946, hai quindi raggiunto 77 anni di militanza.
Non racconterò nel dettaglio la tua storia, non ne sono minimamente all’altezza. Ma ho bisogno di citare alcuni aneddoti.
Andato in pensione, dalla fine degli anni ’80 al luglio 2016, ti sei occupato della Camera del Lavoro di Sanremo, aprendola ogni mattina all’alba, sistemando i giornali (ogni compagno di Sanremo ha in mente la tua immagine alla scrivania mentre leggi la rassegna stampa): ad agosto di quell’anno un incidente ti ha costretto a casa. Per questo motivo il giorno 7 settembre mi hai “convocato” a casa tua ed hai voluto restituirmi le chiavi della Camera del Lavoro (le possedevi da prima che io nascessi). Al mio desiderio che le continuassi a tenere hai fermamente rifiutato dicendomi: “le chiavi si restituiscono al segretario” e poi al termine di una lunga e ricchissima chiacchierata ti sei scusato con me dicendomi: “mi spiace di non poter più dare il mio contributo”. Ricevere le scuse per non poter più contribuire da un Compagno di oltre 90 anni, all’epoca iscritto da più di 70 e che da più di 50 ha continuato a servire la nostra Cgil, mi ha fatto uscire da quell’incontro con le lacrime agli occhi ed è stata una delle più grandi lezioni della mia vita.
Un’altra volta venendoti a trovare, alla vigilia di Natale per farti gli auguri, l’ultimo consiglio che mi ha dato: “Non esiste cosa peggiore che carpire la buona fede di una persona che si trova in uno stato di necessità. Quindi non promettere mai ai lavoratori cose o risultati che sai di non poter garantire”.
E quando mio figlio Samuel è stato abbastanza grande mi hai chiesto di portarlo a trovarti e gli hai raccontato sottovoce cosa è stata la Resistenza.
Di questi episodi e delle telefonate che mi facevi quando leggevi il mio nome sul giornale o per parlarmi della Cgil e di politica ti sono grato. Posso dirti che mi mancheranno. Continuerò a farle con Enzo, che ti assomiglia e a cui vanno le mie condoglianze e mando il mio più caro abbraccio.
Caro Vincenzo, mi trovo oggi a dover dare la triste notizia che non ci sei più. Hai voluto aspettare qualche giorno e stare lontano da celebrazioni e ricordi pubblici. Ancora una volta hai fatto a modo tuo.
Grazie per essere salito sui monti, per aver rischiato la vita poco più che bambino e per essere stato un esempio ed un riferimento per me, e per tutti noi”.