I Carabinieri del comando provinciale di Imperia questa mattina hanno commemorato, in una breve cerimonia, l’80° anniversario della morte del maggiore Livio Duce, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria.
La cerimonia religiosa, anticipata da una deposizione di una corona d’alloro alla lapide posizionata presso la sede della locale compagnia Carabinieri, a lui intitolata, è proseguita con una commemorazione religiosa, officiata dal Vicario Episcopale Angelo Di Lorenzo, alla presenza del prefetto di Imperia, dott. Valerio Massimo Romeo, del presidente del Tribunale di Imperia e delle massime autorità civili e militari della provincia, di una rappresentanza di Carabinieri del comando provinciale e delle associazioni d’Arma. A rendere maggiormente significativo l’evento, la presenza di Maurizio Duce Castellazzo, nipote del maggiore Livio Duce, arrivato appositamente per la celebrazione degli 80 anni dalla morte del nonno.
Al termine della celebrazione religiosa e dopo la lettura della preghiera dei Carabinieri e della motivazione della Medaglia d’oro alla Memoria attribuita al maggiore Duce, il comandante provinciale, colonnello Marco Morganti, dopo aver salutato le autorità presenti ed il professore Maurizio Duce Castellazzo, nipote del decorato, ha sottolineato come mentre il 23 settembre del 1943 a Palidoro veniva fucilato il vice brigadiere Salvo D’Acquisto, nella stessa data il maggiore Livio Duce, dopo aver resistito a lungo alle torture dei partigiani greci perché tradisse il suo Paese ed i suoi commilitoni, veniva condannato a morte per essere fucilato il giorno seguente.
Il maggiore Duce quando venne fucilato dai partigiani greci aveva già compiuto altre due azioni meritorie per le quali era stato insignito di una Medaglia di Bronzo ed una Croce di Guerra al Valor Militare, la prima perché nel marzo del 37 sul fronte del Guadalajara si prodigò sotto il fuoco nemico per salvare due carri armati immobilizzati evitando che cadessero nelle mani nemiche e la seconda perché salvò a Santander, nell’agosto dello stesso anno, un suo dipendente gravemente ferito, trasportandolo insieme ad altro militare al posto medicazione nonostante l’incessante fuoco nemico.
Ad 80 anni dalla morte di Livio Duce e di Salvo d’Acquisto, l’esempio fornito da questi uomini che hanno perso la vita per questo paese ma soprattutto per salvare altre vite deve rappresentare un esempio virtuoso per tutti i Carabinieri e per le giovani generazioni.
Nato a Ventimiglia il 5 dicembre 1897, Livio Duce è morto in Attica, in Grecia, il 24 settembre 1943, giustiziato dai partigiani greci dopo essere stato catturato in un’imboscata ed a lungo torturato affinché tradisse altri militari italiani.
Per il suo eroico comportamento di fronte alla morte ed in quelle tragiche circostanze, con decreto del Presidente della Repubblica del 6 febbraio 1951, fu decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare, con la seguente motivazione:
“Comandante di battaglione carabinieri in territorio di occupazione, caduto in un’imboscata con una piccola colonna e circondato da soverchianti forze nemiche, opponeva, benché ferito, accanita ed eroica resistenza, imponendosi all’ammirazione degli stessi avversari, finché, ferito una seconda volta, sopraffatti e caduti quasi tutti i componenti della colonna, veniva catturato. Sottoposto ad indicibili sevizie materiali e morali, rifiutava sdegnosamente l’offerta di aver salva la vita a patto di sottoscrivere la falsa dichiarazione atta a trarre in inganno altri reparti italiani. Appreso che un compagno di prigionia era stato fucilato, dichiarava che se gli fosse toccata la stessa sorte, avrebbe saputo morire da “Italiano e da Carabiniere”. Condotto al luogo del supplizio, manteneva col suo contegno fede alla promessa, finché cadeva fulminato dal piombo del nemico che ne aveva soppresso il corpo, ma non piegato lo spirito. Ammirevole esempio di virile coraggio e di elette virtù militari. Montagne dell’Attica (Grecia), agosto 1943 – gennaio 1944”.
Alla memoria del maggiore Livio Duce, oltre alla caserma della compagnia Carabinieri di Ventimiglia sono intitolate anche la sezione dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Venezia e la caserma cagliaritana sede del 9° Battaglione Mobile Carabinieri, il reparto che ha ripreso il numero distintivo del battaglione mobilitato al cui comando il maggiore Duce aveva raggiunto i Balcani.