I dati parlano chiaro. Nel corso del mese di agosto che ci siamo appena lasciati alle spalle sono stati rilevati, nel mondo, un milione e mezzo di casi di Covid con un aumento di circa il 40% rispetto al mese precedente, con poco più di 1.800 decessi, cioè con un calo del 50%. In estrema sintesi, ci si torna a contagiare ma con un pericolo per la salute dei malati sempre minore. Un altro dato parla dell’Italia che nello stesso mese ha registrato un incremento di oltre l’80% di nuovi contagi (27mila abbondanti), meritandosi la seconda posizione a livello mondiale.
Bisogna aver paura delle nuove varianti del coronavirus, due in particolare, Pirola che sembra facilmente gestibile, ed Eris che invece appare più ostinato e facilmente trasmissibile?
Ne abbiamo parlato con il dottor Giovanni Cenderello primario del reparto Malattie Infettive dell’Asl1 che ha sede presso il complesso ospedaliero Borea di Sanremo.
“Non ci dobbiamo assolutamente preoccupare – dice – questi sono numeri calcolati su percentuali decisamente basse e riguardano un ‘nemico’ che oggi conosciamo decisamente bene. I medici ormai sanno curare l’infezione da Sars-CoV-2, la stragrande maggioranza dei nuovi contagiati viene curata a domicilio, i ricoveri sono la netta minoranza e riguardano persone che hanno altre patologie virali. Il contagio da Covid difficilmente oggi fornisce quadri di polmonite, sia per la perdita di capacità di fare danni e di aggressività, sia grazie alla vaccinazione di massa che permette al nostro organismo di difendersi”.
“Oggi abbiamo numeri davvero bassi di pazienti ricoverati – prosegue Cenderello – che fanno terapia e vengono curati, i casi gravi si limitano a pazienti veramente fragili, immunodepressi o non vaccinati, al punto che possiamo dire che si tratta di una patologia che non desta più preoccupazione, al punto che non abbiamo nessun malato in rianimazione in questo reparto dell’ospedale di Sanremo che è il riferimento provinciale”.
“In tre anni siamo passati da una situazione tutta nuova dove non sapevamo cosa fare – ricorda il primario – ad oggi che abbiamo acquisito capacità diagnostiche e terapeutiche per combattere e sconfiggere il Sars-CoV-2. A breve partirà una campagna del Ministero che chiederà la co-somministrazione del rinnovato vaccino contro il Sars-CoV-2 e le sue mutazioni e la vaccinazione anti-influenzale. Ricordo che chi è stato colpito dal Covid si può considerare immune per 120 giorni”.
L’opinione comune è che comunque, una volta debellato il Covid, medici e popolazione si troveranno a dover affrontare altri virus che sorgeranno per vari motivi, ambientali, climatici, alimentari.
“È vero – conferma il dottor Giovanni Cenderello – noi lo sappiamo bene e lo sapevamo anche prima del Covid quando ci aspettavamo una variante del virus influenzale e non il Covid ma ci sentiamo preparati ad affrontare nuovi virus, al punto che lo slogan del più importante congresso di virologia in Italia che si è svolto a Bari era ‘Siamo pronti per nuove sfide‘”.
“Chiudo con due raccomandazioni: la prima è sottoporsi alla dose supplementare di vaccino contro il Sars-CoV-2 e vaccinarsi contro l’influenza, e poi la seconda è che in caso di febbre cui andremo incontro in autunno e inverno, bisogna rivolgersi sempre con grande e rinnovata fiducia al medico di famiglia per una prima valutazione e capire l’iter diagnostico da seguire”.