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Nel Consiglio Comunale di Imperia, di lunedì sera, ha spiazzato la decisione del sindaco Claudio Scajola di rimandare la decisione sul punto 3, riguardante l’istituzione dell’Ispettore Ambientale Comunale.

Una figura presente in tanti comuni d’Italia, come Milano, Venezia, Messina e senza andare troppo lontano anche Diano Marina e Sanremo. Come mai, allora, non si è giunti ad una soluzione positiva, all’apparenza semplice, anche ad Imperia? Gli spunti dai quali attingere sono tanti, anche perché è una figura presente nel panorama nazionale dal 2003. Troppo superficiale la proposta della maggioranza o eccessiva puntigliosità dell’opposizione? O addirittura nessuna delle due?

L’Ispettore Ambientale Comunale non viene normato dalla legge nazionale, così è incombenza delle amministrazioni e delle commissioni redigere un regolamento poi firmato dal sindaco, incaricato della nomina. Punto sul quale è arrivata l’obiezione più corposa con l’emendamento proposto da Lucio Sardi e firmato dall’intera opposizione: veniva contestato che il soggetto, per essere nominato, non dovesse aver riportato condanne anche non definitive richiedendo, per equità, di aggiungere che anche il nominante (sindaco o vice) non si trovasse nella medesima condizione.

“Non è il mio caso” arrivava ferma la risposta dallo scranno del primo cittadino mentre il vicesindaco Fossati bollava l’emendamento come “provocazione da non raccogliere”. Era soltanto l’ultimo dei nodi da sciogliere. L’Ispettore ha il compito di garantire la pulizia e l’igiene pubblica controllando il conferimento dei rifiuti ed atti che possano ledere il decoro pubblico. L’opposizione ha subito individuato una sorta di ‘sceriffo del decoro’ temendo una funzione repressiva più che educativa.

Alcune città lo prevedono sotto forma di volontariato ma data l’importanza, come ha apprezzato nel suo intervento la piddina Amoretti, nel regolamento si parla di dipendenti ed il vicesindaco Fossati, ha spiegato che, in successiva seduta, sarebbe stato chiarito chi poteva essere incaricato ed appartenente a quale ente. Un dipendente del Comune o di una società in-house, poco cambiava se non un cavillo di statuto.

Dopo un’ora e un quarto di discussione che sembrava volgere ad una soluzione conciliante: ecco il colpo di scena. “Siccome ho letto alcune cose che non avevo visto bene, e necessarie di approfondimento, questa pratica sarà portata al prossimo consiglio comunale” a gamba tesa il sindaco Scajola opta per la ritirata dell’ispettore. Almeno per il momento. Sarà stato l’emendamento di Sardi a capovolgere la situazione? Il nodo della questione dovrebbe essere sciolto nelle prossime settimane.