“Con il nuovo Piano di Gestione del Rischio Alluvioni, emanato da un organismo governativo come l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale, è stata definita la disciplina di riordino del complesso architrave normativo che regola la gestione del rischio alluvioni sui territori di Toscana, Liguria e Umbria. La Regione Liguria è chiamata a definire sul proprio territorio le regole di dettaglio in campo urbanistico coerenti con il nuovo piano distrettuale: siamo quindi pronti a fare un salto di qualità, garantendo la piena aderenza al piano sovraregionale, la massima precauzione sul nostro territorio, la conoscenza tecnico scientifica come punto di partenza imprescindibile per stabilire la pericolosità delle aree attraverso un unico regolamento chiaro e di semplice interpretazione. È un passo che compiamo memori delle esperienze passate, anche tragiche, che ci hanno fatto alzare il livello di attenzione sulla mappatura del territorio, unendolo ad importati investimenti sul piano della sicurezza del territorio che continueremo a fare anche nel futuro. Si tratta di un piano di gestione ampiamente condiviso con tutti i soggetti coinvolti, sul quale negli ultimi giorni sono state dette cose gravissime accostando arbitrariamente la questione a quanto successo in Emilia Romagna, dove peraltro sono impegnati decine di volontari con la colonna mobile di Protezione Civile”. Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, durante la presentazione dello schema di regolamento regionale di attuazione del nuovo Piano di Gestione del Rischio Alluvioni dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale.
“Il nuovo regolamento – continua il presidente – faciliterà l’applicazione della normativa da parte di tutti quegli uffici tecnici che si devono esprimere sui progetti, oltre a garantire la certezza normativa per tutti i soggetti che desiderano investire sul territorio regionale, dalla ristrutturazione di una casa all’impianto di un’azienda. Non si tratta di un atto politico, ma tecnico, nel quale sono stati i tecnici a decidere il da farsi sulla base di quello che è stato compiuto negli ultimi 10 anni in Italia e in Liguria, come normative nazionali e locali, piani di bacino, messa in sicurezza dei torrenti”.
Il Regolamento stabilisce una disciplina rigorosa, chiara e univoca e basa su criteri scientifici e oggettivi non interpretabili, ovvero su studi idraulici dettagliati e validati, la definizione della pericolosità delle aree e i conseguenti divieti, vincoli e criteri da seguire all’interno delle stesse in campo urbanistico e infrastrutturale.
I punti principali sono la piena aderenza alla disciplina di Distretto e la massima precauzione, ad esempio sui divieti che riguardano i servizi essenziali come scuole, ospedali e centri di Protezione civile. Studi idraulici accurati e aggiornati, proposti da enti pubblici e validati da Regione e Autorità di bacino, come presupposto per stabilire la pericolosità delle aree. L’univocità e cioè l’applicazione di regole omogenee sul territorio e sostituzione con un’unica disciplina di un groviglio di norme, atti e circolari accumulatesi nel tempo. La chiarezza, con criteri oggettivi e definiti a priori con minor spazio a deroghe e interpretazioni soggettive e/o qualitative.
“All’interno di questo assetto normativo mutato e di queste nuove previsioni – spiega l’assessore alla Protezione Civile e Difesa del suolo Giacomo Giampedrone – c’è l’introduzione di alcuni vincoli maggiori rispetto alla disciplina precedente, oltre ad alcune migliori interpretazioni delle zone inondabili che vengono definite con maggiore precisione. Questo non significa permettere di costruire in aree inondabili, ma l’aver aumentato la conoscenza del nostro territorio, mappando aree di rischio che fino a dieci anni fa erano considerate pienamente edificabili. La Fascia P3_0 è una fascia di valutazione di edificabilità in zone a bassa pericolosità, data da un battente idrico del corso d’acqua che non supera i 30 centimetri e una velocità di un metro al secondo. Al di sotto di questa soglia, se c’è uno studio che dimostra che questi dati sono rispettati, si può valutare l’edificabilità: ovviamente non si tratta dei corsi d’acqua principali, che hanno le loro carte idrauliche e lungo i quali rimangono tutti i vincoli previsti. Stiamo facendo incontri con associazioni, sindaci, categorie produttive: nessuno ha rilevato che è una normativa estensiva, anzi alcuni hanno detto che è troppo restrittiva”.
Le nuove norme, oltre a introdurre vincoli e disposizioni stringenti, prevedono che ogni intervento debba essere realizzato in condizione di gestione del rischio: sono consentiti quindi solo alcuni interventi in specifiche e definite condizioni costruttive, così da non mettere in alcun modo a rischio la pubblica incolumità o causare danni a beni pubblici o privati. Le aree a ‘minore pericolosità’ devono essere individuate solo a seguito di studi idraulici accurati e aggiornati, svolti da enti pubblici e validati da Regione e Autorità di bacino. Oltre a questo, il concetto di ‘minore pericolosità’ delle aree esondabili è già presente nelle norme che regolano le possibilità di costruzione in Liguria: non viene introdotto con il regolamento ma esiste dai primi anni 2000, ed è presente anche nei regolamenti di altre Regioni.