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A distanza di sessant’anni sembra forse arrivato il momento della costruzione di una diga in Valle Argentina.
Ad oggi, lo scenario climatico si prospetta radicalmente diverso e il progetto potrebbe essere accolto o almeno valutato e non rigettato a priori dalle amministrazioni locali.

Un po’ di storia

Nel 1963, l’opera doveva essere essere alta 90 metri e con una portata d’acqua di circa 20 milioni di metri cubi. Poi il 9 ottobre di quell’anno ci fu il disastro del Vajont con 1.917 morti e la popolazione dell’entroterra della provincia di Imperia si oppose temendo che qualcosa di simile potesse verificarsi anche qui. I lavori si interruppero grazie alla protesta popolare ma l’idea della diga rimase.

Nel 1984 i cittadini tornano a mobilitarsi contro la decisione della costruzione di un impianto idroelettrico a monte del borgo ad opera di Enel, dopo una comunicazione del Ministero dei Lavori Pubblici pervenuta ai comuni della valle.

Nel 2014 in vallata si diffuse la voce della realizzazione di un nuovo invaso a Glori, questa volta rivisto con una portata inferiore, 30 metri circa. Anche in questo caso ci fu una levata di scudi da parte della popolazione e di quel progetto si perse ogni traccia.

Oggi, intervento contro la siccità

Nonostante siano passati molti anni, il ricordo dell’opera che sarebbe dovuta essere e della lotta civile che coinvolse tutto il territorio, oggi tornano di attualità. A Badalucco un vecchio murales realizzato all’ingresso del paese e poi sostituito teneva traccia di questo ricordo.

Oggi i tempi sono diversi e la possibilità di costruire una diga viene giustificata come intervento contro la siccità e per fronteggiare una nuova emergenza idrica legata ai cambiamenti climatici. Un fenomeno vissuto l’anno scorso con severe ripercussioni su tutto il territorio, con cittadini e imprese che si trovarono con poca o senza acqua.

Le parole di Orengo

“Il ricordo della diga è legato al passato e proprio per questo stavamo lavorando per organizzare, l’11 novembre del 2023, una giornata alla memoria di quel momento drammatico e storico-eroico di una popolazione. Quell’evento ha dato forza ai badalucchesi per ribellarsi alla costruzione della diga”, ha esordito ai nostri microfoni Matteo Orengo, sindaco di Badalucco.

“Credo che in questo momento di problemi di siccità una riflessione su come poter contrastare un evento climatico importante si debba fare con il coinvolgimento del territorio. La sicurezza dei cittadini e le tutela dell’ambiente devono essere messi in considerazione per fare le scelte migliori. La parola diga incute ancora timore, si deve piuttosto trattare di invasi per aiutarci a superare la crisi idrica. La variante al centro storico di Badalucco per i mezzi pesanti, la ferrovia e la diga hanno condizionato le scelte e modificato la storia di una valle, per questo bisogna capire quali siano le opportunità tenendo ben presente i rischi”, ha concluso il primo cittadino.

Il finanziamento

Il Ministero della Infrastrutture e dei Trasporti ha finanziato una sola progettazione di fattibilità in Liguria per il contrasto alla siccità: una diga sul torrente Argentina.

Sono infatti in arrivo 19 milioni in tutta Italia, e anche in Liguria, contro la crisi idrica. Un maxi-piano, che prevede 21 interventi per progettare, completare o realizzare grandi dighe, riutilizzare quelle esistenti.

I fondi comprendono il progetto per la diga sul torrente Argentina. “Un’opera tanto attesa e utile alla nostra regione per affrontare l’emergenza idrica, grazie all’impegno del ministro Salvini”, aveva commentato la senatrice ligure della Lega, Stefania Pucciarelli.

L’intervista completa a Orengo nel video-servizio a inizio articolo.