Il sole è ancora lontano, assorto, mentre i crinali ombrosi avvolgono la piccola valle di Glori col loro umido abbraccio. Seguendo il rumore di passi ovattati nell’erba umida abbandoniamo il piccolo borgo alla volta delle fasce.
Una porta incorniciata nell’edera ed ecco comparire un tappeto dal viola intenso che fa capolino nel verde: il fiore dello zafferano, vivace padrone della terra di questo periodo.
Luca Papalia sta raccogliendo in questi giorni la sua coltivazione, un fiore per volta. Un processo lento che va portato avanti prima che il sole riscaldi il bulbo, in un rituale silenzioso tra gli ulivi.
Lo zafferano storicamente era stato coltivato in valle Argentina in piccole quantità, oggi è un prodotto prezioso e più diffuso nelle nostre alture. Da ogni fiore si ricava una piccolissima quantità della spezia, rendendola incredibilmente preziosa e facile alla contraffazione sul mercato.
Fiore dopo fiore il cesto si colora intensamente rubando la luce al campo. Un colore profumato che ripaga dalla fatica, un segnale di speranza per campi abbandonati che hanno ripreso il loro respiro lento ma costante.