Se il trend di crescita sarà mantenuto, nel 2022 l’export agroalimentare italiano nel mondo supererà i 60 miliardi (+20%), segnando un vero e proprio record storico. Continuano, però, a preoccupare gli effetti del conflitto in Ucraina, con produzione e consumi colpiti a livello globale dai rincari energetici, mentre la Commissione Europa propone l’istituzione di un price cap dinamico e temporaneo al gas, al fine di ridurne la volatilità delle quotazioni.
Il principale mercato per l’export agroalimentare Made in Italy rimane la Germania (+14% nel periodo gennaio-agosto), seguita dagli Stati Uniti (+20% nei primi otto mesi dell’anno) e dalla Francia (anch’essa con +20% di export agroalimentare italiano) e, a breve distanza nonostante la Brexit, dal Regno Unito (+19%). Balzo a doppia cifra anche nella Turchia di Erdogan (+31%), mentre scende del -24% l’export italiano in Cina e del -11% quello in Russia. “A trainare il Made in Italy nel mondo – sostiene la Coldiretti – ci sono prodotti base, come il vino, che guida la classifica dei prodotti agroalimentari italiani più esportati, seguito dall’ortofrutta fresca”.
Con un 19% in più rispetto al 2021 e una crescita pari quasi a 47,5 milioni di euro nei primi otto mesi del 2022, anche l’export agroalimentare ligure vive aumenti in linea con il dato nazionale. Tra i prodotti maggiormente interessati da questa crescita figura senza dubbio l’olio extravergine di oliva Made in Liguria, che già nel primo semestre dell’anno ha visto il proprio export nel mondo crescere del +29% rispetto allo stesso periodo del 2021. Non a caso, nella nostra regione vengono prodotte e acquistate alcune tra le etichette più note di olio extravergine d’oliva, tutte “rigorosamente appartenenti alla DOP Riviera Ligure – spiegano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale – declinata, poi, territorialmente nelle sottozone Riviera dei Fiori, Riviera del Ponente Savonese, Riviera di Levante”.
Nonostante la crescita dell’export, le aziende agroalimentari liguri continuano ad essere vessate dai rincari energetici legati alla guerra in Ucraina, i cui effetti colpiscono a livello globale produzione e consumi. In agricoltura, infatti, si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi, fino ad arrivare a un +129% per il gasolio e al +500% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Ma gli aumenti riguardano anche il vetro (+50% rispetto al 2021), il tetrapack (+15%), le etichette (+35%), il cartone (+45%), i barattoli di banda stagnata (+60%) e la plastica (+70%).