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È polemica a Sanremo per la sagra del gambero. Dopo alcuni anni di stop dovrebbe infatti essere riproposta nel weekend del 17 e 18 settembre a ridosso del forte di Santa Tecla, ma a organizzarla, un po’ a sorpresa, non sarà la cooperativa dei pescatori che da sempre se ne occupa, ma la sezione locale della Cna che l’ha rinominata “Festa del porto e del Gambero Rosso”.

Dell’argomento abbiamo parlato con Alfonso Di Gerlando storico pescatore matuziano: “La cosa ci stupisce – ha detto. Il prodotto lo peschiamo noi e nessuno ce lo ha chiesto, quindi non sappiamo da dove arriva quello che verrà proposto alla sagra anche perché chi ci andrà deve sapere cosa sta mangiando. Nelle prime edizioni della festa adoperavamo 400 kg di gamberi e 400, 500 kg di altro pesce per fare le fritture. Ci chiediamo, con le limitazioni odierne che ci vengono imposte, come sia possibile riavere un quantitativo simile di pescato. Lavoriamo con la calcolatrice in mano e poi sentiamo cose del genere, la nostra perplessità è proprio questa”.

In merito alle quote pescabili abbiamo ascoltato anche Lara Servetti, responsabile regionale di Legacoop Agroalimentare: “È un anno molto difficile, il primo con queste quote – ammette. È fondamentale non sforarle in modo da evitare di trovarsi a non avere prodotto in periodi importanti. Già oggi il prodotto è ridotto e destinato a una clientela specifica sulla base di accordi commerciali”.

Sentiti i protagonisti sorge dunque anche a chi scrive il giustificato dubbio sulla provenienza dei gamberi. Se locali è effettivamente il caso di fare una festa con il rischio di rimanere senza prodotto per mesi? Se, acquistati da fuori, qual è il senso di pubblicizzarli e festeggiarli in un territorio che ha proprio nel gambero una sua eccellenza?