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Questa mattina il responsabile della Segreteria Generale a Roma del Sappe (Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria) Donato Capece si è recato in visita presso la casa circondariale di Sanremo in Valle Armea.

Accompagnato dal responsabile regionale Michele Lorenzo e da altri attivisti del sindacato, Capece ha puntato il dito contro la situazione a rischio quotidiano in cui si trovano ad operare i circa 180 agenti che devono garantire ordine e sicurezza nel carcere sanremese ma che spesso vengono impiegati per altri scopi, missioni in trasferta o supporto per altre carceri.

“Il mio appello questa mattina è rivolto alla ministra della Giustizia Cartabia – ha detto Capece – affinchè venga a Sanremo per rendersi conto di come operano i poliziotti penitenziari. Noi non vogliamo più che questi agenti mettano a rischio la loro vita ogni volta che entrano in questo istituto. Servono interventi che garantiscano dignità anche a chi deve scontare la sua pena. Qui dentro non devono essere detenuti soggetti con problemi psichiatrici o tossicodipendenti, per loro servono strutture alternative che devono essere create dalle pubbliche amministrazioni come la Regione”.

“I rapporti con la direzione sono abbastanza fluidi – spiega – ma ha difficoltà nello svolgimento delle sue mansioni a causa della mancanza di direttive precise da parte della politica. Nonostante questa struttura sia una delle meno vecchie in Italia. presenta già criticità in alcune sezioni ma in primis dobbiamo rendere questo carcere meno sovraffollato”.

“Io l’ho definito il ‘carcere del silenzio e dell’indifferenza’ – dice Michele Lorenzo – perché davanti a tanta disorganizzazione non c’è l’interesse a risolvere i problemi che abbiamo denunciato più volte. Gli agenti che operano qui dentro non possono gestire un carcere non sotto il profilo della sicurezza ma sotto altre dimensioni che non appartengono alla polizia penitenziaria”.

“Negli ultimi due mesi – prosegue – rapportati a gennaio e febbraio dell’anno scorso, i casi di autolesionismo tra detenuti sono passati da sedici a trenta, le celle danneggiate sono state 31 quando un anno fa furono sei, e i nostri agenti in questi due mesi hanno già sventato sei tentati suicidi. Gli agenti hanno subito due tentativi di aggressione e 17 minacce. Questi non sono i compiti della Polizia penitenziaria, abbiamo bisogno di strumenti per arginare queste criticità, serve una sinergia con tutti gli enti per non lasciare sola e abbandonata la Polizia penitenziaria. Ci siamo rivolti ovunque ma non abbiamo ottenuto risposte. È questo l’interesse nei nostri confronti? Non siamo graditi? I nostri agenti hanno una dignità che va salvata e tutelata”.