Che gli adolescenti di oggi si differenzino dai corrispettivi delle passate generazioni non è certo un mistero, come non lo è il fatto che ciò possa complicare ulteriormente il già difficile rapporto tra adulti e ragazzi.
Sicuramente a rappresentare un netto spartiacque tra le diverse generazioni è la cosiddetta “rivoluzione digitale”, imperversata negli anni più recenti, una delle rivoluzioni più pacifiche ma che hanno anche più segnato la quotidianità dell’essere umano, infatti le generazioni non si differenziano per la sola consapevolezza storica, bensì per il modo stesso di percepire la realtà e il mondo quotidiano: se per la “generazione X” (anni ’60 – ’80), così come per i predecessori, l’informatica e il digitale hanno rappresentato un nuovo mezzo con cui approcciarsi al quotidiano, da osservare ancora con una certa circospezione ed un certo timore, essendo venuti in contatto con esso già in età avanzata, la “generazione Y” (anni ’80 – ’90), meglio nota come “Millennials”, ha vissuto questo cambiamento in prima persona, negli anni della adolescenza e dell’infanzia. I giovani d’oggi, invece, non hanno mai visto un mondo privato del digitale e sono quindi nati quando la rivoluzione era già terminata ed il suo prodotto era entrato in ogni casa.
In un panorama che vede dunque le scuole superiori Italiane ormai popolate da soli membri della cosiddetta “generazione Z”, appare naturale interrogarsi su quali sorprese ci riserveranno questi giovani una volta entrati a pieno diritto nella società, e nel farlo non si può non ripensare alla generazione Y, a cui è stato in seguito attribuito, forse troppo crudelmente, il nomignolo di “boomerang generation”, in riferimento alla triste abitudine di “tornare indietro” e ricondursi al punto di partenza e, nel caso della vita, alla convivenza con i genitori.
Non si può neanche non prendere in considerazione il destino della generazione X, definita “la generazione invisibile” (da cui lo stesso nome “X”), in quanto trascorsa all’ombra della generazione precedente, ovvero quella dei cosiddetti “baby boomers” (i nati tra gli anni ’40 e gli anni ’60 circa), a loro volta bollati come la rovina dei loro stessi figli e delle generazioni a venire.
Se dunque i giudizi a posteriori circa le diverse generazioni appaiono fin troppo impietosi, è forse più realistico chiedersi: “di cosa verrà bollata tra qualche anno la generazione Z?”; a dirla tutta, un’ ipotesi a proposito la si può già avanzare, considerando come i nativi digitali in generale siano stati definiti a loro volta “generazione copia-incolla”, appellativo che, al di là del significato letterale, rende bene l’idea del continuo overflow di informazioni a cui sono sottoposti gli adolescenti di oggi, che si vedono costretti a selezionare con estrema cura e cautela le loro fonti.
Dall’altro lato, tuttavia, a rendere ancora più improbo il compito di inquadrare e definire con certezza la generazione Z è il fatto che, essendo per adesso costituita da soli infanti e adolescenti, non ha ancora trasmesso nulla ai posteri; per quanto infatti si possa provare a formulare un giudizio adesso, il verdetto finale sarà sempre di chi verrà dopo.
L’unica certezza che abbiamo circa le prossime generazioni è che, ora che sono finite le incognite, richiederanno un bello sforzo di fantasia da parte dei sociologi.
Caterina D’Angelo e Rafael Gervasone – Liceo G.D. Cassini Sanremo