Era il febbraio 2018. Claudio Scajola presentava la propria candidatura a sindaco di Imperia dopo anni di, forzato, anonimato politico. Per Giovanni Toti ed Edoardo Rixi, allora e ancora oggi leader del centrodestra in Liguria, un’eventuale elezione du ministru avrebbe rappresentato un: “…ritorno a vecchie logiche”, sgradito, tanto da candidargli contro Luca Lanteri, delfino dello stesso Scajola, sotto le effigi del centrodestra unito con all’interno Forza Imperia e non il classico Forza Italia perché avere contro anche una propria creatura sarebbe stato troppo pure per lui.
Definendo bellamente: “Patacche” i simboli dei partiti tradizionali, Scajola vince e diventa sindaco di Imperia contro il centrodestra di cui da sempre ha sbandierato i valori.
È l’inizio di novembre 2021. Il sindaco del capoluogo presenta la propria candidatura a presidente della Provincia e questa volta il suo impegno diventa, a circa tre anni e cinque mesi di distanza se si considera l’elezione di fine giugno 2018: “…molto positivo così come la disponibilità a mettere la sua esperienza al servizio della Provincia di Imperia”. Parole, testuali, del governatore Toti. Ma come, Toti? Toti che si è giocato tutte le carte a disposizione pur di rinchiudere in un angolo Scajola? Toti che è arrivato a contrapporgli anche il nipote Marco? Sì, proprio Toti.
Nel giro di tre anni, insomma, le carte in tavola si sono completamente ribaltate. Scajola da stratega, prima ancora che da politico, ha lavorato in silenzio sui partiti e con il massimo clamore sui progetti per la sua città. Ha portato ministri e pezzi da novanta di ieri e di oggi nel ‘suo’ palazzo con Toti e compagnia a fare da semplici comparse. Ha inglobato la Lega, anch’essa tra i vecchi massimi esponenti dei ‘No Scaj’, per usare il gergo del momento, ospitando nel suo studiolo per riunioni e consigli via via tutti i rappresentanti locali e, insieme a loro, ha messo alle strette Toti quasi costretto, viste le aspirazioni romane e l’attuale condivisione regionale con il ‘carroccio’, all’inchino e al conseguente endorsement.
Arriviamo ora al secondo capitolo del ‘romanzo’ provinciali: Alberto Biancheri. Il 21 maggio 2021, qualche mese in anticipo lasciateci essere un po’ narcisi, titolavamo ‘Ti dispiace se comando io?’ parlando della probabile contesa Scajola-Biancheri. Il primo ha lavorato sottotraccia, il secondo che partiva in vantaggio netto, numeri alla mano, ha tardato l’uscita pubblica preso da palazzo Bellevue. L’imperiese da bianco della scacchiera, colore che ricorda la vecchia ‘Democrazia Cristiana’, ha mosso per primo, Biancheri, che avrebbe potuto rappresentare la novità sulla scena provinciale, a ruota. Scajola ha raccolto il benestare, come da copione scritto da lui stesso, dei partiti, Fratelli d’Italia a parte, Biancheri deve ancora comprendere se quantomeno il Partito Democratico lo sosterrà. Per ora i dem nicchiano senza esporsi. La sensazione è che alla fine l’appoggio ci sarà, da valutare il peso. Tutto ciò senza dimenticare che, poco più di un anno fa, con le elezioni regionali Toti e il primo cittadino matuziano ammiccavano pronti al matrimonio poi mai celebrato.
Capitolo terzo per Mario Conio. Il sindaco di Taggia era stato artefice principe della ‘congiura’, su diktat del nipote, contro la prima candidatura, meno pubblicizzata, dell’ex ministro a presidente nel 2019 per convergere sul candidato sintesi, se così si può definire, Domenico Abbo. Ora si trova a un bivio. Rimangiarsi critiche, convinzioni e perdere appoggio di parte della sua giunta e consiglio a pochi mesi dalle elezioni o disobbedire all’arancione di ‘Cambiamo’. Sul tema, per ora, il buon Mario sembra indeciso tanto da rifiutare un commento a lui direttamente richiesto dalla nostra redazione.
Non sappiamo chi vincerà le elezioni, se effettivamente Scajola e Biancheri si candideranno l’uno contro l’altro (l’ipotesi che il sanremese tiri fuori dal cilindro un sostituto, vedi Giorgio Giuffra, è tutt’altro che tramontata), ma possiamo dire che i volta gabbana e i drastici cambi di direzione nell’odierna politica sono all’ordine del giorno, che gli ideali vengono scavalcati da interessi e poltrone e che Scajola, da presidente onorario del Roma Club Imperia Francesco Totti, al di là di come andranno le urne può alzarsi la maglietta come fece il capitano giallorosso in un derby del ’99 e mostrare la scritta: “Vi ho purgato ancora”.