“Ormai non è più una notizia, l’emergenza aggressioni in carcere ai danni della Polizia Penitenziaria ligure non vede fine, anzi continua in maniera incessante”, commenta l’USPP Liguria. “Dopo pochi giorni dalle violenze di Genova Marassi, dove un detenuto senegalese ha colpito con una testata un agente, sabato 6 novembre, a Sanremo è accaduto l’ennesimo evento critico, conquistando, così il triste primato di “maglia nera” per le aggressioni. La trama è sempre la stessa, un detenuto, già responsabile di comportamenti violenti, per futili motivi sferra un pugno contro il poliziotto di turno, mandandolo al pronto soccorso. A onor del vero l’aggressore è stato immediatamente trasferito, però, poco dopo, un altro detenuto, creava disordini nell’istituto, barricandosi nella propria stanza e mettendo in allerta tutto il reparto”.
“Nell’ultimo triennio – continua – nel carcere di Valle Armea, si è registrata una vera e propria escalation di violenza. La tensione è altissima, il personale è ormai sottoposto ad un pesante stress psicofisico. Sono sempre più, infatti le testimonianze di colleghi colpiti da patologie ansiogene. Un fenomeno allarmante, sicuramente collegato alle aggressioni, ma anche alla disorganizzazione del lavoro della struttura sanremese. Oltre al caos, alle violenze e alle aggressioni incontrollate che il poliziotto penitenziario di Sanremo deve subire, lo stesso non ha voce nella programmazione dei propri turni. Un agente non può manco concordare quali festivi può avere di riposo per stare con la propria famiglia, o addirittura si ritrova, senza ragionevole preavviso, un cambio turno o le ferie negate. Insomma, una cattiva gestione del personale che rende ancora più difficile la conciliazione vita privata e lavoro. Negli ultimi anni, diversi sono i casi di poliziotti, anche con pochi anni di servizio o dei ruoli dei sottufficiali, che nonostante i sacrifici fatti, preferiscono cambiare lavoro e abbandonare la divisa, ma non solo, a preoccupare, sono gli stati di forte stress che il personale ci riferisce. Insonnia, nervosismo, irrequietezza, tutti sintomi che condizionando la presenza in servizio e l’efficienza lavorativa, ripercuotendosi, inevitabilmente anche nella sfera privata”.
“È ora – conclude – che l’Amministrazione si assuma le proprie responsabilità, tutelando, prima di tutto, l’integrità fisica dei propri dipendenti, come abbiamo più volte richiesto, con nuovi strumenti di difesa e protocolli operativi, ma anche predisponendo per ogni sede un presidio di supporto psicologico, in cui il poliziotto può trovare aiuto e soluzioni a un eventuale momento di disagio o crisi personale”.