Domani, dopo 10/20 anni che se ne parla, straparla, si spende denaro pubblico in conferenze, sondaggi, progetti, plastici alla Bruno Vespa e si fanno promesse da marinaio sull’Ospedale Unico (o Nuovo o dedicato a San Giovanni Lantrua, missionario francescano nato a Molini di Triora, morto martire in Cina, crocifisso e strangolato nel 1815 o ad altri) si saprà la verità. Chi lo vuole sul serio, perché necessario, indispensabile, o chi invece…
Insomma giù la maschera, basta parole, rinvii. Per chi governa la Regione, la Provincia di Imperia, i Comuni della Riviera è arrivata l’ora delle decisioni. Mai come di questi tempi, dopo 13 mesi di pandemia, coronavirus, sacrifici, lacrime, lutti ed un futuro sempre incerto si capisce la necessità e la prioritaria su tutto di poter avere il prima possibile un grande, modernissimo nosocomio, baricentrico, facile da raggiungere, medici, chirurghi, specialisti, infermieri, tecnologie avanzate, posti letto a sufficienza, laboratori di ricerca, pronto soccorso, sale operatorie, ambulanze, strutture, personale qualificato in ogni settore e un elicottero per il pronto soccorso ed emergenze nell’entroterra, in mare, sull’autostrada e quanto altro occorra per assicurare e garantire davvero a tutti gli oltre 200 mila residenti, ricchi o poveri ed ai turisti la migliore, più aggiornata, sicura e veloce assistenza sanitaria possibile.
Il sindaco di Taggia, l’architetto Mario Conio, intervistato in esclusiva a “4.0” ha annunciato che per domani a Palazzo Bellevue il sindaco di Sanremo Alberto Biancheri, su sua richiesta e di altri colleghi, ha convocato un’assemblea specifica proprio per discutere e prendere decisioni sul futuro Ospedale Unico.
“È indispensabile – ha dichiarato – mettere paletti precisi sul nuovo Nosocomio. Scrivere nero su bianco dove, quando, come, scelte, procedure, tempi, chi fa e cosa fa. Insomma ognuno deve prendersi le proprie responsabilità. Invitati i sindaci dei comuni maggiori da Ventimiglia ad Imperia, Diano, San Bartolomeo, dell’entroterra, rappresentanti della Regione. Sarebbe utile potesse esserci il presidente Toti, assessore alla Sanità ligure, certamente il direttore generale dell’Asl1 Sanremo dott. Silvio Falco. C’è bisogno ed urgenza di chiarire, precisare meglio diversi punti. L’Ospedale Unico rappresenta un’opera fondamentale, necessaria, complessa. Se qualcuno non lo vuole a Taggia lo dica chiaramente e spieghi il perché. Guai sbagliare. Stiamo decidendo di costruire, con denaro pubblico, come dovrà essere il futuro, non solo sanitario nostro e dei nostri figli”. Recentemente sia il presidente della Regione Toti che l’ex dg. dell’Asl1, Marco Damonte Prioli che l’attuale, dottor Silvio Falco, hanno sottolineato più volte che i 250 milioni di euro necessari per realizzare l’importante opera ci sono, che a costruire “il nuovo ospedale, che sorgerà a Taggia, a nord della stazione ferroviaria dopo che il Comune avrà approvato tra breve la necessaria variante al Piano regolatore, sarà l’Inail”.
A gestirlo in affitto subentrerà l’Asl1. Secondo Falco, se non ci saranno intoppi, il nuovo nosocomio potrà essere inaugurato tra 4 anni. Se Conio e la sua amministrazione firmeranno entro l’estate-autunno prossimi la variante al piano urbanistico ed eventuali altri atti necessari l’Ospedale Unico, eliminando senza danni ed a costo zero possibili fughe in avanti di giocatori d’azzardo bene informati col vizietto di opzionare in anticipo aree destinate invece a possibile pubblica utilità per fare facili e sostanziosi business, potrebbe essere inaugurato nel 2025/26. Per Taggia e l’intera provincia si tratterebbe di un grandissimo traguardo, di un inimmaginabile 13 al totocalcio: miglioramenti inaspettati e miracolosi sia dal punto di vista sanitario, economico, urbanistico, sociale e turistico. Il sindaco di Taggia, anche se non lo dice chiaramente, punterebbe a garanzie scritte, all’impegno vergato di tutti. Non vorrebbe, se alla fine il piano fallisse e l’Ospedale Unico restasse una chimera, rimanere solo lui col cerino acceso in mano, responsabile ed unico capro espiatorio del fallimento. Quando di mezzo c’è il mattone, l’edilizia, impianti e strutture per centinaia di milioni, espropri di terreni privati per migliaia di mq. un piano ed investimenti pubblici innovativi, tecnologici mai visti prima di rilancio urbanistico, sanitario, economico che guarda ai prossimi decenni chiedere la massima trasparenza, cautela, legalità, professionalità, sicurezza ed onestà non è un obbligo, ma un dovere. Anche per dare un segnale forte a chi, come spesso accade quando si parla di affari pubblici milionari, pensa sia sempre Natale o, peggio, sia lecito tutto, in primis il malaffare. Ovviamente senza mai pagare pegno.