“Una situazione che sta sfuggendo di mano giorno dopo giorno”. Christian Papini della Caritas Intemelia riassume così la complessa ‘faccenda’ migratoria a Ventimiglia.
La chiusura estiva del campo Roja non ha portato grossi aiuti alla città di confine, ma ha, al contrario, aumentato il senso di precarietà, insicurezza e soprattutto difficoltà di gestione.
“L’unica soluzione è riaprire un campo di transito – dice Papini. Dov’era prima andrebbe benissimo, sarebbe da implementare anzi perché le persone continueranno ad arrivare e le persone lasciate senza alcun tipo di risposta, logicamente creano problemi. Non aprire un campo a Ventimiglia non ha senso, così come non lo avrebbe aprirlo da un’altra parte. Le persone staranno sempre a Ventimiglia cercando di passare la frontiera.
La scorsa settimana qui venivano 50-55 persone – prosegue. Ora siamo di nuovo a 75-80 e con il minor freddo aumenteranno gli sbarchi. Per Ventimiglia è peggio, non meglio, non avere un campo di transito. Le persone così si accampano in giro. Soltanto a febbraio, senza gli ultimi giorni, abbiamo accolto come Caritas 19 nuclei familiari. Diventa davvero difficile e non so come si farà st’estate. Un conto è avere 200 persone, un conto 700. Un campo non si ricostituisce in cinque minuti, sarebbe meglio partire prima e 1300 residenti hanno firmato per riaprirlo”.