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Siamo in valle Argentina e stiamo risalendo la provinciale 17 che collega Molini di Triora a Rezzo, mettendo in comunicazione le valli Argentina e Arroscia. Il tracciato, famosa tappa del Rally di Sanremo, è una delle strade più belle della Liguria, si inerpica sulle Alpi Liguri attaccata alla roccia come una lucertola fino al passo Teglia, da cui discende tortuosa nello sconfinato bosco di Rezzo. Panorami infiniti che dalle Alpi planano sul mare.

La tempesta Alex, avvenuta tra il 2 e il 3 ottobre, ha colpito duramente anche la provinciale che ora versa in uno stato di grande disagio: i ruscelli che hanno riempito i passaggi sono straripati sul percorso rimuovendo asfalto e fondo stradale, rendendo difficilmente percorribili lunghi tratti di strada.

Siamo andati a trovare Silvia Bregliano e Matteo Oliva, una famiglia che ha puntato tutto su questi luoghi e che vede la propria attività in grave difficoltà. Siamo a Drego, a 1100 mt. slm nel loro agriturismo “La Fontana dell’Olmo”.

“Dopo l’alluvione e i drammi che le valli del nostro entroterra hanno vissuto, abbiamo cominciato a chiederci del nostro futuro quassù; la nostra azienda risulta ora non raggiungibile per i turisti che vogliono alloggiare nelle nostre strutture – spiega Matteo tra le fasce che incorniciano la sua splendida attività – la problematica più grande è che questa strada collega due valli senza attraversare centri abitati e non è stata inserita nelle schede dei danni per gli eventi alluvionali, quindi non beneficerà degli eventuali fondi che giungeranno dallo Stato“.

Non si è dunque in attesa dei contributi per l’alluvione per questa strada. “La provincia ci ha assicurato che provvederà attingendo ad altri fondi che saranno comunque ridotti, e comunque interesseranno il tratto che da Andagna conduce fino a qui. Abbiamo la certezza, così ci hanno comunicato, che passo Teglia resterà chiuso, precludendo così l’intero collegamento vallivo”.

Ricordiamo che la strada è anche una via fondamentale per usufruire del territorio del Parco delle Alpi Liguri, e la sua chiusura fino a data da destinarsi è un danno irrimediabile non solo per le attività che qui si svolgono, ma per tutto il territorio ponentino.

“Non avere la certezza di riuscire a maggio a prendere le prenotazioni, unito al continuo periodo di lockdown che ha bloccato quasi del tutto l’attività ristorativa che abbiamo ad Agaggio, poco più a valle, è una cosa non facile” ci dice Silvia. Questa famiglia ha investito tutto in questo territorio ed è un’eccellenza conosciuta oltre regione, ma, come pensa Matteo: “Se fossimo in una regione a vocazione turistica montana, dovremo occuparci solamente di fare bene il nostro lavoro. Qui dobbiamo provvedere anche a tutto il contorno, puliamo noi annualmente la strada per arrivare qui, ma ora non dipende più da noi, i danni vanno ben oltre la manutenzione ordinaria”.

Si parla spesso di “ritorno alla montagna”, di “giovani che recuperano il territorio”, ma suonano come parole vuote se non si permette al nostro splendido entroterra di essere raggiungibile e vivibile, non bastano interventi parziali dopo che i disastri si consumano. La montagna ha il diritto di vivere quassù, tra le fasce ed i ruscelli, di essere aiutata a svilupparsi in modo concreto e non solo in spot o frasi dalla grande eco.