“La preoccupazione che si somma all’incertezza sono due condizioni che messe assieme non fanno presagire nulla di buono”.
Esordisce così Gianni Berrino, assessore al Turismo della Regione Liguria, analizzando la situazione generale alla fine delle attese ed anche temute vacanze di Natale.
“Ringrazio sempre gli imprenditori del ramo turistico che resistono con la speranza che non appena si riapriranno i confini regionali gli italiani torneranno a muoversi e viaggiare anche per turismo. Il problema è quanti di questi imprenditori riusciranno a resistere sino a quel momento dato che oltre al danno per mancati incassi si aggiunge quello dell’incertezza che impedisce programmazione e pianificazione. Una annunciata e poi mancata riapertura comporta un dispendio di energie e di denaro, sommando danno a danno”.
“Non voglio esprimere giudizi sulla situazione sanitaria, non sono un tuttologo – dice Berrino – dico solo che se bisogna chiudere è necessario un sostegno al settore con ristori adeguati e in tempi brevi. Il rischio è che oltre alle vittime dirette da contagio, alle quali esprimo il mio dolore e anche la mia preoccupazione per quelle che ancora purtroppo ci saranno, andremo a piangere anche tante vittime economiche, e non ce lo possiamo permettere. Il Governo la deve smettere di elargire bonus inutili ai più ed aiutare le aziende ad andare avanti senza creare ulteriore disoccupazione”.
“Pochi, pochissimi alberghi in Liguria sono aperti – precisa l’Assessore – ma ospitano clienti che si spostano per motivi di lavoro o salute ma questo non è turismo e nemmeno sopravvivenza ma è solo la dimostrazione delle volontà di credere in una ripresa e ringrazio chi è ancora aperto e chi ha dovuto chiudere momentaneamente con l’auspicio di farsi trovare pronti quando sarà possibile e far uscire dalla cassa integrazione i dipendenti”.
“Scuole aperte sì, scuole aperte no, sciare sì dal 18 gennaio. Se non fosse grave, questa situazione creerebbe ilarità a cominciare dall’ultimo Consiglio dei ministri dove si è scelto di riaprire le scuole l’11 come una via di mezzo tra chi voleva confermare il 7 e chi voleva aprire il 15 o il 18. Quali motivazioni sanitarie ci sono a supporto di questa scelta? E’ stata una mediazione politica per cercare di evitare spaccature insanabili, noi ne prendiamo atto e ci prepariamo anche con i trasporti per quella data ma chissà che il 10 non ci dicano che non si riparte neanche l’11. Vivere in questa incertezza è brutto, nemmeno una programmazione a 48 ore è al sicuro. Io credo che gli italiani meritino qualche sicurezza in più e non un inizio d’anno così poco promettente”.
“Intorno all’Italia vediamo anche restrizioni più stringenti – analizza Berrino – ma il nostro è un coprifuoco mascherato: i negozi sono chiusi, i ristoranti e i bar sono chiusi, che cosa si esce a fare se non per la spesa e le medicine. In Italia, dove il popolo ha dimostrato grande responsabilità, i ristori sono arrivati più tardi e in misura molto inferiore rispetto alle altre nazioni europee facendo crescere la preoccupazione economica quasi come quella sulla salute”.
“Da un anno io e il mio partito speriamo che ci sia una crisi di Governo da risolvere con le elezioni – termina l’Assessore regionale – e gli italiani potranno giudicare l’operato di questo esecutivo. Non credo che questo Governo faccia bene a rimanere in piedi, la tensione che c’è nella maggioranza lo dimostra e la scelta di riaprire le scuole l’11 tra chi voleva il 7 e chi il 15 è un esempio lampante di fragilità negli equilibri”.