[beevideoplayersingle adstype=”video-ads” videourl=”https://vimeo.com/207643022″ videoadsurl=”https://vimeo.com/224092271″ adsurl=”https://www.sialpieve.com/”]C’è un’Italia nascosta, un’Italia diversa da quella del Colosseo, della Cupola del Brunelleschi o del Maschio Angioino. È l’Italia dei borghi, piccoli scrigni che racchiudono un patrimonio storico e artistico inestimabile. Luoghi troppo frettolosamente dimenticati negli anni passati e che, nell’ultimo periodo, sono stati invece oggetto di un’attenta riscoperta. Sono sempre di più infatti i turisti, soprattutto stranieri, che decidono di visitare l’Italia partendo da questi angoli di storia.
Gli esperti di turismo di internazionale ritengono questi piccoli centri storici un asset fondamentale per l’offerta turistica nazionale. E proprio per questo motivo, il ministero dei Beni Culturali ha deciso di dichiarare il 2017 “Anno dei Borghi”. In questo scenario, la Liguria, e in particolar modo il Ponente ligure, ha molto da dire. Basti pensare alla bellezza di borghi come Seborga, Perinaldo, Dolceacqua, Apricale, Cervo, Lingueglietta o Triora.
Ed è da qui che il Ponente ligure può trovare nuova linfa per il proprio turismo. La parola d’ordine è ormai da anni “destagionalizzare”, cioè portare i turisti in Riviera non solo d’estate. In questo senso, i borghi rappresentano uno strumento chiave. La peculiarità dei borghi è infatti quella di essere scenari di vita quotidiana, di grande interesse in ogni parte dell’anno.
Puntare sulla valorizzazione di questi gioielli significa offrire ai turisti un prodotto unico, fatto di relazioni con persone che conservano antiche tradizioni, a stretto contatto con elementi artistici e architettonici di assoluta pregio.
Borghi ancora vivi, dal fascino unico. Dai quali passa una fetta consistente del futuro dell’Italia e di questa parte di Liguria. La speranza di tutti è che il 2017 possa essere l’anno del definitivo rilancio e non quello di un’ennesima occasione mancata.