Ancora una balenottera gravemente mutilata, con una parte della coda mancante, e in difficoltà; l’animale è stato avvistato ieri dai ricercatori dell’Istituto Tethys nelle acque di fronte a Arma di Tagga (Imperia). I segni di stress sono inequivocabili per gli esperti: manca il lobo destro della coda e un taglio netto e profondo sul peduncolo caudale, dopo la pinna dorsale, fa subito pensare a una ferita causata dall’elica di una nave. A circa un miglio dalla costa, la balenottera (Balaenoptera physalus) appare magra, e nuota piano.
La notizia giunge quando ancora non si è spento l’eco della terribile vicenda di “Codamozza”, la balenottera comune completamente senza coda che ha percorso centinaia di chilometri in tutto il Mediterraneo, seguita anche dalla stampa estera. Sicuramente non si tratta dello stesso individuo, ma la coincidenza del tipo di menomazione è allarmante secondo i ricercatori.
“Il cetaceo sembrava emaciato, perdeva pezzi di pelle e anche i molti parassiti esterni (le “penelle”) indicano uno stato di compromissione. Lo abbiamo scortato per un lungo tratto per evitare che le barche dei curiosi si avvicinassero troppo aggiungendo ulteriore stress”, riferisce Caterina Lanfredi, vice-direttore del Cetacean Sanctuary Research (CSR) di Tethys, il progetto che conduce ricerche su balene e delfini in questa zona da oltre 30 anni, con base a Portosole Sanremo.
“Questo nuovo avvistamento è uno choc anche per noi ricercatori che purtroppo vediamo spesso, troppo spesso, cetacei con cicatrici”, spiega Maddalena Jahoda, responsabile della divulgazione scientifica, sempre della non-profit Tethys. “Come per Codamozza, le ipotesi sulle possibili cause sono due: o una collisione con una nave – la più probabile in questo caso – oppure l’animale è rimasto impigliato in una rete da pesca.”
Un’ipotesi che i ricercatori di Tethys verificheranno alla fine della stagione di ricerca estiva, così come saranno in grado di dire se l’individuo, provvisoriamente chiamato “Mezzacoda”, è già conosciuto. Uno speciale catalogo raccoglie infatti le foto “segnaletiche” che permettono di riconoscere ogni singolo animale; vi compaiono, per inciso, altre tre balenottere e un capodoglio con parte della coda mancante, e cinque balenottere con la pinna dorsale amputata. E un progetto di ricerca più ampio, finanziato dall’Accordo Pelagos e coordinato da Tethys, riporta un impressionante totale di 143 grandi cetacei con segni di collisione solo nel Santuario.
“È una vera e propria strage”, aggiunge ancora Maddalena Jahoda, “e nostro malgrado conosciamo ormai molto bene alcuni individui che devono aver passato l’inferno, come “Propeller” una balenottera comune con vistosi tagli davanti alla pinna dorsale, sicuramente riportabili a un’elica, o “Freddy” un capodoglio con profonde cicatrici davanti alla pinna dorsale, sul corpo e dietro alla testa, riavvistato anche pochi giorni fa proprio dalla nostra barca da ricerca, la “Pelagos” di Flash Vela d’Altura.”
Quanto a “Codamozza”, non se ne hanno più notizie dai primi di luglio, quando era stata avvistata nel golfo di Tolone, e si teme che non ce l’abbia fatta. E lo stesso potrebbe valere per il capodoglio trovato impigliato in una rete illegale nelle acque delle Eolie poche settimane fa; parzialmente liberato, è poi sparito con la coda ancora completamente imbrigliata. E non era il primo: seguiva a un altro individuo, anch’esso con la coda avvolta in una rete, nelle stesse acque, fortunatamente liberato, sempre grazie a coraggiosi interventi della Guardia Costiera e dei biologi siciliani.
In seguito ai due drammatici episodi, avvenuti nell’arco di poche settimane, Tethys e Greenpeace hanno inviato una lettera al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova chiedendo la messa al bando totale delle reti derivanti che tante vittime stanno causando tra gli animali marini.
Ma non è nemmeno l’unica minaccia che incombe sui mammiferi marini dei nostri mari: ci sono anche l’inquinamento acustico, quello chimico, il riscaldamento delle acque. Quest’estate ha portato anche una serie di avvistamenti inconsueti: balenottere insolitamente vicine alla costa anziché in alto mare come sarebbe normale, sono state segnalate ripetutamente al progetto CetaceiFAIattenzione, sempre di Tethys, che raccoglie informazioni da tutta Italia.
“Potrebbe essere conseguenza di una carenza di cibo, il krill mediterraneo, nella zona del Santuario dove normalmente le avvistiamo” specifica Sabina Airoldi, direttore del CSR, “forse un altro segno che anche le dinamiche oceanografiche stanno subendo gli effetti dei cambiamenti climatici.”
I ricercatori saranno all’erta anche nei prossimi giorni per seguire le sorti di “Mezzacoda” e su una cosa concordano tutti; ancora una volta si tratta di un cetaceo in difficoltà proprio nel bel mezzo del Santuario Pelagos, la grande area marina protetta istituita paradossalmente proprio per la tutela dei cetacei. Sia qui che nel resto del Mediterraneo, rischiamo seriamente di perdere un patrimonio prezioso e insostituibile.